EUROPA – REGIONE SCANDINAVA

GEOOGGI

Un porto sicuro per i rifugiati

Tra gli individui che lasciano il loro Paese di origine tentando la strada dell’immigrazione verso altri Stati del mondo, una categoria particolare è costituita dai rifugiati, coloro che sono costretti ad allontanarsi dal proprio Paese per non essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un dato gruppo sociale o opinioni politiche. Gli accordi internazionali tutelano i rifugiati, a cui è concesso il diritto di asilo in molti Paesi. I diritti e le problematiche dei rifugiati sono l’oggetto dell’attività di una delle più importanti agenzie delle Nazioni Unite, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, o UNHCR (da United Nations High Commissioner for Refugees), con sede a Ginevra, in Svizzera.
Tra gli Stati che possiedono una storica tradizione di accoglienza nei confronti dei rifugiati ci sono i Paesi scandinavi, e in particolare la Svezia, che ha iniziato negli anni ’70 concedendo asilo a oltre 45.000 cileni che fuggivano dal regime del generale Pinochet.
Negli anni successivi aumentarono le richieste di asilo dal Medio Oriente: migliaia di iracheni e iraniani emigrarono in Svezia in seguito a emergenze umanitarie come la guerra tra Iran e Iraq. Una categoria a parte è costituita dai curdi, i membri di una minoranza etnica presente in Turchia, Siria, Iraq e Iran. I curdi residenti in Svezia sono oltre 80.000. Sono invece più di 150.000 le persone provenienti dai Paesi dell’ex Iugoslavia.
Oggi in Svezia ci sono molti immigrati di seconda o terza generazione, cioè con genitori o nonni stranieri, ma cittadini svedesi a tutti gli effetti. È per esempio un immigrato di seconda generazione uno degli svedesi più famosi nel mondo, il campione di calcio Zlatan Ibrahimović, che è nato in Svezia da genitori emigrati dalla ex Iugoslavia alla fine degli anni ’70.
Le persone che vedono accolta la propria domanda di asilo politico in Svezia non solo possono entrare e risiedere nel Paese, ma vengono anche aiutate dallo Stato a integrarsi nella società svedese e a rifarsi una vita: per loro si organizzano lezioni di svedese e corsi professionali per imparare un lavoro, e a loro sono garantiti sussidi di disoccupazione in attesa che trovino un impiego.
La crescita considerevole del numero di richieste verificatasi a partire dal 2015 ha messo però a dura prova la tradizionale politica di accoglienza e tolleranza svedese. Nel 2015 il numero delle persone che sono giunte in Svezia per chiedere asilo è raddoppiato, passando dai circa 70.000 del 2014 a oltre 150.000. Di questi, solo 60.000 hanno visto accolta la propria domanda. Tra la popolazione svedese cresce la convinzione che il Paese non potrà accogliere ulteriormente un numero considerevole di rifugiati, i quali rappresentano un peso insostenibile per le finanze dello Stato. Il risultato immediato di quest’emergenza è che il Governo svedese ha cominciato a scoraggiare l’arrivo di potenziali rifugiati, offrendo addirittura una somma di denaro, pari a circa 4000 euro, alle persone che giungono in Svezia e rinunciano a presentare domanda di asilo nel Paese.


Per approfondire: www.ilpost.it/2016/01/28/svezia-rifugiati/

Geoblog - volume 2
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