OSSERVO LA REALTÀ
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Eccoci qui: con il fiato corto per la salita, siamo arrivati al nostro punto panoramico sulle Langhe piemontesi. La vista spazia di collina in collina, fino alle montagne in lontananza.
Nella campagna ondulata/piatta sotto di noi, le macchie compatte dei boschi si alternano ai filari ordinati delle viti/dei cipressi, che sembrano tracciati col righello.
Il clima dell’Italia Settentrionale non è adatto a una delle colture tipicamente collinari, l’ulivo: qui a farla da padrona è l’uva. I colori delle foglie ci dicono che siamo in autunno/primavera: è la stagione della vendemmia, che su questi colli si svolge fin dai tempi remoti; da qui partono, destinati a tutto il mondo, vini celebri come il Barolo o il Barbaresco.
La presenza umana c’è, innegabile: ha disegnato i confini geometrici/irregolari dei campi, le linee delle stradine/autostrade che si snodano tra i versanti, il profilo dei casolari e dei borghi/grandi centri che punteggiano le sommità dei colli, talvolta, come il piccolo abitato di Grinzane Cavour, stretti intorno a un antico castello. La trasformazione del paesaggio è avvenuta però in armonia/in contrasto con l’ambiente.
Ben diverso è il paesaggio sullo sfondo: le cime aguzze/arrotondate delle Alpi, coperte di neve/vegetazione, fanno pensare a inverni
rigidi/miti, a pendii scoscesi su cui non è facile coltivare. La vita delle comunità montane si concentra nei fondovalle e sui versanti più assolati. Oltre una certa altezza, anche i boschi sempreverdi di conifere/latifoglie e i pascoli cedono il passo alla nuda roccia, regno degli stambecchi. Fino ad arrivare ai nevai e ai ghiacciai. Ma le cime imbiancate fanno pensare anche ad altro: a piste da sci, alberghi, vacanze sulla neve, “l’oro bianco” della nuova economia alpina.