UNA SCIENZA DI RELAZIONI
Geografia deriva dalle parole di origine greca geo (= Terra) e graphia (= scrittura, descrizione) e significa, letteralmente, “descrizione della Terra”. Ma in che modo il geografo studia e descrive il nostro pianeta?
Geografia deriva dalle parole di origine greca geo (= Terra) e graphia (= scrittura, descrizione) e significa, letteralmente, “descrizione della Terra”. Ma in che modo il geografo studia e descrive il nostro pianeta?
La geografia studia per prima cosa gli elementi naturali, cioè l’aspetto della superficie terrestre: i mari, le montagne, le pianure, i fiumi, i laghi. Di questi elementi indaga l’origine, la formazione e le trasformazioni nel tempo. Prende in esame, inoltre, il clima di un territorio, la sua vegetazione (flora) e gli animali che lo abitano (fauna). La geografia che studia l’insieme di questi elementi è la geografia fisica.
I geografi studiano anche la presenza umana nel territorio. Prendono in analisi, in particolare, gli insediamenti (i paesi, le città, le metropoli ecc.), le caratteristiche di popoli e popolazioni (il numero di abitanti, la lingua, la religione ecc.), le attività economiche svolte (agricoltura, industria, commercio ecc.). Questa parte della geografia si chiama geografia umana.
La geografia fisica e quella umana sono strettamente collegate: come vedremo, le caratteristiche fisiche di un luogo condizionano le attività umane, e le azioni dell’uomo, a loro volta, possono modificare anche profondamente l’ambiente naturale. La geografia, quindi, non si limita a “descrivere” in modo indipendente questi due aspetti, ma cerca di interpretare la rete di relazioni, in continua evoluzione, che esiste tra l’uomo e l’ambiente in cui vive.
Ora che abbiamo imparato che cosa studia la geografia, possiamo capire meglio che cosa fa, in concreto, un geografo quando osserva un paesaggio con lo “strumento” fondamentale che ha sempre a portata di mano: i suoi stessi occhi.
Per prima cosa individua in esso gli elementi naturali e, se sono presenti, gli elementi
artificiali che l’uomo ha introdotto per organizzare il territorio secondo i propri bisogni, come edifici, strade, campi, moli e così via.
A seconda della presenza o meno di tracce evidenti dell’intervento umano, in geografia si distinguono due tipi di paesaggio:
Dopo aver individuato gli elementi fisici e naturali di un paesaggio e quelli introdotti dall’uomo, il geografo deve domandarsi quali relazioni esistono tra essi. Abbiamo visto, infatti, che gli aspetti naturali e antropici si trovano in un rapporto di dipendenza reciproca.
Consideriamo, per esempio, il modo in cui le caratteristiche naturali di un ambiente influenzano le attività economiche che l’uomo svolge per vivere, e come queste ultime, a loro volta, trasformano l’ambiente naturale. Gli spazi ampi e piatti delle pianure sono sempre stati favorevoli all’agricoltura: nel corso del tempo si è venuta così a creare la scacchiera di campi coltivati che oggi caratterizza molte pianure europee. In tempi relativamente più recenti, nelle regioni marittime, spiagge sabbiose e acque pulite sono state sfruttate dall’uomo come risorse turistiche: a questo scopo sono stati costruiti stabilimenti balneari che hanno modificato lunghi tratti di costa.
Quando consideriamo questi aspetti nel loro complesso siamo di fronte a un esempio non solo di paesaggio antropico, ma di territorio: questa parola esprime proprio il legame, sempre vivo, che unisce un gruppo umano all’ambiente in cui vive.
Proprio perché il rapporto tra uomo e ambiente è un legame in continua evoluzione, il geografo deve prendere in considerazione non solo le caratteristiche che un paesaggio presenta in un determinato momento, ma anche come si modificano nel tempo. In questo caso non potrà fare affidamento solo sui propri occhi, ma dovrà servirsi di altri strumenti, per esempio dipinti o fotografie d’epoca. I fattori che trasformano un paesaggio sono di due tipi.
Geoblog - volume 1
L’Italia e l’Europa