Unità 12 LA RINASCITA CAROLINGIA E IL FEUDALESIMO

I SAPERI FONDAMENTALI

LA SINTESI

 IL SISTEMA CURTENSE

Il calo demografico e il significativo regresso economico che caratterizzarono la società dell’alto Medioevo favorirono una nuova espansione delle foreste e una generale trasformazione dell’ambiente e delle campagne. Il paesaggio europeo più diffuso divenne allora il saltus, costituito da terreni incolti, coperti da pascoli e boschi. Le attività agricole vennero invece sempre più organizzate all’interno delle curtes, tenute rurali autosufficienti. Essa era divisa nella pars dominica, di proprietà del signore, e nella pars massaricia, riservata ai suoi contadini, che, oltre a pagare un affitto per l’uso delle terre, dovevano fornire prestazioni di lavoro gratuite, chiamate corvées. Le curtes erano piuttosto isolate sul territorio; il sistema curtense era parte di un’economia sostanzialmente chiusa.


 Asset ID: 20 (sto-audsin-il-sistema-curtense190.mp3

 IL REGNO DEI FRANCHI

Fra i regni romano-germanici affermatisi in Europa dopo il crollo dell’impero romano d’Occidente, solo il regno dei Franchi riuscì a esercitare per qualche tempo una significativa egemonia.
Le basi di questo regno furono poste dal sovrano Clodoveo e dalla sua dinastia, quella dei Merovingi, nel corso del V e del VI sec., quando i Franchi estesero i propri domini su gran parte dell’Europa centroccidentale.
Tra il VI e il VII sec. il regno dei Franchi si divise in vari ducati e Stati indipendenti a causa dei contrasti tra i membri dell’aristocrazia, che indebolirono l’autorità dei sovrani merovingi. Inoltre essi, ricorrendo alle donazioni di terre per avere il sostegno politico della nobiltà, avevano favorito i grandi proprietari terrieri, cui appartenevano anche le gerarchie ecclesiastiche, che accumularono una ricchezza fondiaria tale da poter influenzare sempre di più il potere regio; l’autorità politica passò così gradualmente nelle mani dei “maestri di palazzo”, che esercitavano di fatto le funzioni di governo al posto dei sovrani. Con il maestro di palazzo Pipino di Héristal, nel regno di Austrasia, nella Francia orientale, iniziò la dinastia dei Pipinidi. Conquistando la Neustria e i territori dei Frisoni e dei Sassoni, Pipino di Héristal ottenne le terre necessarie per assicurarsi la fedeltà dei nobili franchi e per rafforzare il proprio potere.
Il suo successore, Carlo Martello, fermò le scorrerie degli Avari a est e degli Arabi a sud, grazie alla riorganizzazione dell’esercito, che basò la propria forza sulla cavalleria. La vittoria contro gli Arabi nella battaglia di Poitiers (732) favorì l’espansione del regno dei Franchi nella Gallia meridionale.
Alla morte di Carlo Martello (741) il trono passò ai figli Carlomanno, che consolidò i legami dei sovrani franchi con le gerarchie ecclesiastiche, e Pipino il Breve, che nel 751 divenne unico re dei Franchi e, con il sostegno dei vescovi francesi, pose fine alla dinastia merovingia. Sotto il suo regno i Franchi unificarono tutti i territori fino ai Pirenei e il potere dei sovrani carolingi fu legittimato nel 754 dalla consacrazione che Pipino e i suoi due figli, Carlo e Carlomanno, ricevettero da papa Stefano II. Quest’ultimo si alleò con i Franchi per contrastare la minaccia dei Longobardi, che tentavano di unificare la penisola italica sotto il proprio dominio: nel 754 e nel 756 Pipino il Breve strappò ai Longobardi i territori dell’Italia centrale e li donò al papato; questi possedimenti, insieme al Patrimonio di San Pietro, formarono il primo nucleo dello Stato della Chiesa, sul quale i papi avrebbero esercitato il loro potere temporale.


 Asset ID: 21 (sto-audsin-il-regno-dei-franchi200.mp3

 CAVALIERI E VASSALLI

Il successo della dinastia pipinide era legato alla forza della cavalleria, a sua volta connessa da un’articolata rete di relazioni che legava tra loro i membri dell’aristocrazia e che prende il nome di sistema vassallatico: in cambio della concessione del beneficium, cioè del possesso temporaneo di appezzamenti di terra, che garantiva loro le risorse necessarie per il proprio sostentamento e per procurarsi le armi, i vassalli prestavano al loro sovrano un giuramento di fedeltà, chiamato omaggio.


 Asset ID: 22 (sto-audsin-cavalieri-e-vassalli210.mp3

 >> pagina 301 

 CARLO MAGNO E IL NUOVO IMPERO

Alla fine dell’VIII sec., con il sostegno della Chiesa, Carlo, detto Magno per le sue imprese, conquistò un vasto impero che si estendeva dall’Europa centrale ai Pirenei, e che comprendeva anche i territori dell’Italia centrosettentrionale. Con l’incoronazione ricevuta dal papa nel giorno di Natale dell’anno 800, il sovrano carolingio poté fregiarsi del titolo imperiale, realizzando l’ideale della restaurazione dell’impero romano in quello che, dagli storici successivi, è stato definito Sacro Romano Impero.
I suoi territori furono suddivisi in diverse tipologie di province e affidati a conti, marchesi e duchi, che erano comandanti militari, amministravano la giustizia e riscuotevano tasse e multe. Questi funzionari erano tenuti sotto controllo dagli inviati del sovrano, i missi dominici. Carlo Magno introdusse inoltre una riforma monetaria che prevedeva il denaro d’argento come unica moneta valida; promosse poi la diffusione della cultura, l’apertura di nuove scuole (prima tra tutte la Schola palatina) e l’evangelizzazione dei pagani.
Dopo la morte di Carlo Magno (814), nell’impero ripresero vigore le tendenze autonomistiche della nobiltà e un succedersi di lotte dinastiche tra gli eredi: Ludovico il Pio (814-840) dovette affrontare numerose rivolte. Egli suddivise in un primo momento il regno tra i suoi tre figli (Lotario, Pipino e Ludovico il Germanico), a cui però fu poi aggiunto un quarto erede, Carlo il Calvo; ciò scatenò nuove guerre cui si tentò di porre fine dapprima con il giuramento di Strasburgo (842), poi con la pace di Verdun (843), che stabilì la divisione dell’impero in tre aree indipendenti, controllate rispettivamente da Lotario, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico. Le lotte dinastiche tra i successori di Carlo Magno tuttavia avevano frantumato l’impero e indebolito l’autorità dei sovrani, favorendo l’affermazione politica dell’aristocrazia che, nell’887, depose addirittura il nuovo sovrano, Carlo il Grosso.


 Asset ID: 23 (sto-audsin-carlo-magno-e-il-nuovo220.mp3

 IL FEUDALESIMO E LE INVASIONI

Parallelamente al consolidarsi dell’importanza dell’aristocrazia, nell’XI sec. il sistema vassallatico si trasformò nel sistema feudale, in cui il beneficium fu sostituito dal feudo, una cessione definitiva dei possedimenti terrieri.
Il capitolare di Quierzy, emanato nell’877 da Carlo il Calvo, sancì l’ereditarietà dei feudi maggiori determinando l’affermazione del sistema feudale. L’ampliamento dell’influenza economica e politica dei feudatari, che ottennero anche diritti di immunità grazie ai quali i loro territori non erano più sottoposti ai controlli dei funzionari statali, rappresentò la premessa per la fine dell’impero, che avvenne con la deposizione di Carlo il Grosso.
Tra il IX e il X sec. l’Europa fu colpita da nuove invasioni da parte dei Normanni, dei Saraceni e degli Ungari, che diedero impulso al fenomeno dell’incastellamento.
Nel X sec. intanto, nel regno dei Franchi orientali, l’attuale Germania, si affermò la dinastia sassone, che sotto l’impero di Ottone I, incoronato re nel 936 e imperatore nel 962, impose il controllo imperiale sul papato per mezzo della nomina dei vescovi-conti e, soprattutto, attraverso l’emanazione del privilegium Othonis (962). I rapporti fra gli Ottoni e la Chiesa mostrano un papato debole e corrotto: ciò spiega la diffusione del monachesimo cluniacense, che provò a rispondere alla corruzione dilagante nella Chiesa riaffermando la divisione tra potere temporale e potere spirituale, anche se dopo l’anno Mille impero e Chiesa tornarono a contendersi la supremazia nel continente, quest’ultima affermando la propria superiorità con il Dictatus papae (1075).


 Asset ID: 24 (sto-audsin-il-feudalesimo-e-le-in230.mp3

 >> pagina 302 

LA MAPPA

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille