Gli ultimi anni di Tiberio fra intrighi e congiure
La politica di rigore finanziario imposta da Tiberio nella gestione dello Stato e la scelta di non promuovere campagne militari limitarono le possibilità di sviluppo economico.
A tale politica le province si opposero prevalentemente a livello locale, come avvenne in Numidia, Cappadocia, Tracia, Gallia, poiché si sentivano danneggiate dalla tassazione
esosa; il popolo romano, per lo più indifferente alla gestione del potere, guardò con sfavore Tiberio solo quando furono aumentati i prezzi dei beni di consumo o quando vi furono episodi di mancati approvvigionamenti di grano.
Come abbiamo visto, il vero oppositore di Tiberio fu il senato, anche se per molti studiosi si trattò di un’opposizione soprattutto formale, più finalizzata a dare di lui un’immagine pubblica negativa che a indurlo realmente a cambiare linea politica.
I malumori e i sospetti nei confronti di Tiberio si manifestarono in occasione della morte inaspettata di Germanico, nipote di Tiberio in quanto figlio di Druso maggiore (fratello di Tiberio) e suo successore in seguito all’adozione da parte di quest’ultimo voluta da Augusto stesso nel 4 d.C. Amatissimo dalla plebe romana, Germanico era stato protagonista fra il 14 e il 16 d.C. di una serie di vittorie contro i Germani stanziati oltre il confine settentrionale dell’impero, segnato dal fiume Reno. Inviato in Oriente a combattere i Parti, era morto improvvisamente: secondo voci del tutto infondate, diffuse dall’aristocrazia per allarmare una plebe già scioccata, sarebbe stato fatto avvelenare dall’imperatore, che vedeva in lui un possibile usurpatore della sua autorità.
Temendo di cadere vittima di una congiura e stanco delle continue polemiche, nel 27 d.C. Tiberio si ritirò nella sua villa privata, a Capri, delegando le funzioni di governo al suo potente prefetto del pretorio, Lucio Elio Seiano, che già da alcuni anni aveva fatto in modo di accrescere il proprio potere personale e di conquistare la sua fiducia. L’assenza dell’imperatore da Roma provocò un’ulteriore instabilità politica e la diffusione di intrighi e congiure. Nel 31 d.C. lo stesso Seiano tentò un colpo di Stato, represso con decisione da Tiberio che immediatamente fece arrestare e giustiziare il prefetto.
Gli ultimi anni dell’imperatore furono caratterizzati da un clima cupo ed esasperato. Poco prima di morire (37 d.C.) Tiberio adottò e designò come suoi eredi il nipote Tiberio
Gemello (figlio di Druso minore, figlio naturale di Tiberio, morto nel 23 d.C.) e
Gaio, figlio di Germanico, detto Caligola, dalla ▶ caliga, la calzatura tipica dei soldati romani indossata quando, da bambino, seguiva il padre nelle spedizioni militari.