L’esercito, fondamento dell’impero
L’esercito rappresenta il fondamento dell’espansione e del dominio di Roma: la fanteria e la cavalleria realizzarono la conquista di tutte le terre affacciate sul Mediterraneo, portando alla capitale non solo ricchezze, ma anche prestigio e onore.
Nel corso della storia di Roma e parallelamente alla sua crescita, questa importante istituzione subì una profonda trasformazione che coinvolse ogni suo aspetto, le funzioni, l’organizzazione, le modalità di reclutamento e l’equipaggiamento stesso. Questi cambiamenti avvennero attraverso tre fasi cruciali, durante le quali nuove realtà e nuove esigenze imposero radicali adattamenti.
L’inizio dell’età repubblicana
Dopo una prima fase dominata da un esercito formato quasi esclusivamente da nobili, gli unici in grado di fornirsi di armi, all’inizio della repubblica l’esercito era composto da quattro/cinque legioni formate da nobili, cavalieri e plebei romani. Il reclutamento avveniva per convocazione del senato, la durata della leva era limitata (in periodo arcaico durava solo per la stagione invernale) e la paga del soldato era ridotta al minimo indispensabile, compensata in buona parte dal bottino di guerra. Con la guerra di Veio avvenne una prima evoluzione, che divenne ancora più visibile con le guerre puniche e macedoniche: la necessità di un maggior numero di soldati portò ad ampliare l’arruolamento a tutti gli Italici.
Le riforme di Mario
Le riforme di Mario, risalenti al I secolo a.C., ebbero ulteriori ripercussioni sull’impianto dell’esercito, dal momento che abolirono la divisione delle legioni basata su classe sociale e censo e permisero anche ai nullatenenti di essere reclutati; favorirono l’evoluzione della tattica, con il passaggio dall’organizzazione basata sul manipolo a quella basata sulla coorte, che riduceva gli spazi intermedi tra le unità tattiche; trasformarono il ruolo della cavalleria; stimolarono lo spirito di corpo delle singole legioni, che vennero dotate di simboli identitari forti; introdussero un armamento più funzionale.
Non si trattava ancora di una vera professionalizzazione, ma la lunga ferma (che si protraeva anche fino a vent’anni), le innovazioni tattiche e tecnologiche, il forte peso acquisito dalla figura dei comandanti in capo fecero dell’esercito una forza d’urto che poteva essere usata strategicamente nelle lotte di potere, e così avvenne: nel corso delle guerre civili del I secolo a.C. gli eserciti romani entrarono nel gioco della politica.
Le riforme di Ottaviano e l’impero
Al termine delle guerre civili e con la sostanziale fine della fase espansiva di Roma, l’esercito vide l’ultima grande riforma a opera di Ottaviano, il quale aveva ben compreso che la forza stessa dell’imperatore dipendeva dall’appoggio e dalla fedeltà dell’esercito. Ne favorì così la piena professionalizzazione, a tal punto che col tempo fu l’esercito stesso a proclamare i successori dell’imperatore, senza più passare dall’approvazione del senato come accadeva invece in precedenza.