Aumenta il potere dei vassalli: dal beneficium al feudo
Il sostanziale mutamento nei rapporti vassallatici verificatosi con la fine dell’epoca carolingia si manifestò anche nella terminologia. A partire dall’XI secolo, infatti, nei documenti ufficiali il termine beneficium, che come abbiamo visto si riferiva a una cessione a carattere temporaneo, fu sostituito dal termine “feudo”, che indicava invece una cessione definitiva
dei possedimenti terrieri.
La parola “feudo” deriva dal franco fehu-od (fehu, “bestiame”; od, “possesso”), equivalente al latino pecus, “bestiame”, “gregge”. Nella Roma arcaica da questo vocabolo era derivato il termine pecunia, “denaro”, poiché nelle società agro-pastorali la ricchezza era costituita principalmente dal bestiame, in particolare ovini e caprini. Analogamente accadde nella società altomedievale, nella quale il benessere derivava quasi esclusivamente dall’agricoltura e dall’allevamento.
Sebbene i primi documenti ufficiali che testimoniano l’esistenza di feudi propriamente detti siano posteriori, il passaggio effettivo da un beneficio temporaneo a una cessione definitiva delle terre cominciò ad affermarsi già tra il IX e il X secolo, in concomitanza con la decadenza dell’impero carolingio.
Già in questo periodo, infatti, l’omaggio di alcuni vassalli ai loro signori veniva ricompensato da questi ultimi con la cessione a titolo definitivo dei feudi (da qui il nome feudatari), che potevano poi essere ceduti in eredità ai discendenti.
Il passaggio da un sistema a un altro avvenne in tempi e modi diversi nelle varie aree del continente europeo. Fu adottato più rapidamente e con caratteri abbastanza omogenei nel territorio corrispondente al regno dei Franchi; successivamente arrivò nel territorio in cui avevano governato i Longobardi, dove subì alcune trasformazioni che ne fecero un sistema assai diverso, così come avvenne nei territori oltre i confini dell’impero. Per questo si è soliti distinguere tra feudo franco o “puro”, caratteristico del territorio francese, e feudo longobardo, diffuso nell’Italia settentrionale. Le differenze riguardavano soprattutto il fatto che il feudo longobardo poteva essere diviso, ceduto, venduto o anche trasmesso per via femminile, aspetti giuridici non previsti nella gestione del feudo franco.