Capitolo 33 - Carlo Magno e il nuovo impero

Capitolo 33 CARLO MAGNO E IL NUOVO IMPERO

i concetti chiave
  • Carlo Magno espande le sue conquiste territoriali: sottomette il regno dei Longobardi, conquista la marca Hispanica e le terre fino al Danubio
  • Nel Natale dell’anno 800 a Roma papa Leone III incorona Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero
  • Nell’impero mancano strutture istituzionali adeguate, a cui il sovrano sopperisce con i legami di fedeltà e la suddivisione territoriale in contee e marche di confine; ai missi dominici è dato il compito di controllare conti e marchesi
  • Carlo Magno favorisce la diffusione della cultura e l’alfabetizzazione; fonda la Schola palatina e promuove la presenza di intellettuali presso la sua corte di Aquisgrana
  • Il sovrano si erge a difensore della cristianità e mira a un’evangelizzazione delle campagne
  • Nell’814, dopo la morte di Carlo Magno, inizia la decadenza dell’impero con le lotte dinastiche
  • Nell’887 termina l’impero carolingio e nascono diversi regni indipendenti

1. L’espansione territoriale in Italia e in Europa

Un progetto politico che abbraccia il continente

Alla morte di Pipino il Breve (768), gli succedettero i figli Carlomanno e Carlo. Seguendo la tradizione franca, infatti, egli aveva suddiviso il regno tra i suoi due figli maschi, ma nel 771, dopo la morte del primo, Carlo rimase l’unico erede al trono. Sull’esempio del padre, egli promosse un progetto di espansione militare, inserito però nell’ambito di un più ampio disegno strategico volto a unificare dal punto di vista politico, economico, giuridico e militare un territorio che oggi corrisponde in buona parte all’Europa occidentale.
In questo suo progetto espansionistico Carlo poté avvalersi di una favorevole situazione politica: le migrazioni barbariche che avevano segnato tutto il lungo periodo della transizione dall’impero romano ai regni romano-barbarici erano cessate; l’impero di Bisanzio era impegnato a difendere i confini dalle mire espansionistiche degli Arabi; la Chiesa cristiana, sebbene ancora attraversata da contrasti interni, era una realtà con una struttura sempre più efficiente e organizzata sotto il primato del papa di Roma.
Carlo seppe valutare e sfruttare con attenzione questi fattori, e la sua lungimiranza e abilità gli valsero l’attributo di Magno, “il grande”, conferitogli dal suo biografo Eginardo. Dal suo nome latino, Carolus, deriva inoltre quello della dinastia carolingia, con cui furono anche indicati i Pipinidi.

La spedizione in Italia contro i Longobardi e la fine del loro dominio

Nel 771 Carlo ripudiò la moglie Ermengarda, figlia del re Desiderio, e ciò, unito al fatto che i Longobardi avevano nel frattempo occupato i territori di Ravenna e dell’ex esarcato bizantino, appartenenti al Patrimonio di San Pietro dopo la donazione di Pipino ( Capitolo 29), scatenò un nuovo conflitto.
L’intervento di Carlo fu sollecitato da papa Adriano I (772-795): questi, determinato a salvaguardare i propri territori e strenuo difensore dell’ortodossia cattolica, fu il primo pontefice a minacciare la  scomunica per motivi politici, come accadde con Desiderio.
Carlo accettò di buon grado la richiesta del papa perché molto conveniente dal punto di vista strategico: scese in Italia nel 774 e, dopo aver conquistato la capitale dei Longobardi, Pavia, pose fine al loro dominio in Italia.
Egli però non cercò di inglobare il regno longobardo in quello franco: i domini longobardi si unirono a quelli franchi conservando la propria denominazione e le proprie strutture politico-amministrative; Carlo Magno si limitò ad aggiungere al suo titolo originario di rex Francorum quello di rex Langobardorum, mantenendo anche buoni rapporti con l’aristocrazia locale, guadagnandosi la fedeltà dei nobili attraverso la donazione di terre e assicurando ai duchi ruoli importanti nell’amministrazione del regno. Tale gestione dei territori conquistati non diede dunque luogo a una vera e propria dominazione: Carlo infatti riconfermò la restituzione dei territori dell’Italia centrale alla Chiesa, come aveva fatto il padre pochi decenni prima, anche se continuò a esercitare la propria influenza politica e militare su queste terre.
Il ducato di Spoleto, da tempo in mano ai re longobardi, entrò a far parte dei territori controllati dal regno franco d’Italia, mentre quello di Benevento rimase autonomo ancora per un lungo periodo.

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L’espansione in Spagna

Dal punto di vista dell’espansione territoriale, per il regno franco l’intervento in Italia non fu particolarmente rilevante; esso valse soprattutto a confermare il legame tra i sovrani franchi e il papato, determinante per la legittimazione del loro potere. Molto più consistenti furono invece le conquiste militari nel resto d’Europa. Nel 769 Carlo intervenne con successo per soffocare la ribellione dell’Aquitania, che trasformò in un regno sottomesso al dominio dei Franchi e la affidò, nel 781, al figlio Ludovico. Nel 778 attaccò la Spagna, allora in mano agli Arabi, tentando di conquistare la città di Saragozza. L’impresa non ebbe però successo e durante il ritorno, presso il passo di Roncisvalle, sui Pirenei, i cavalieri franchi subirono un agguato attribuito ai musulmani ma in realtà attuato da tribù montanare basche, insediate in quei territori. L’episodio non influì comunque sulle mire espansionistiche dei Franchi verso la penisola iberica: nell’801, infatti, Ludovico guidò una nuova spedizione militare contro la città di Barcellona che, insieme alla regione catalana, entrò a far parte della marca Hispanica, importante Stato di confine sottoposto al dominio franco.

• SOTTO LA LENTE • LETTERATURA

La Chanson de Roland

Le vicende legate all’agguato di Roncisvalle entrarono a far parte della Chanson de Roland (“Canzone di Rolando o Orlando”), un poema epico di circa 4000 versi che racconta le gesta dei cavalieri di Carlo Magno. Tra i suoi protagonisti vi sono forse personaggi storici realmente esistiti, come lo stesso Rolando, corrispondente al signore della marca bretone Hruodlandus, citato dallo storico carolingio Eginardo tra i più fedeli compagni di Carlo Magno. Questo poema costituisce il più antico testo scritto in lingua francese; risale appunto all’epoca carolingia e, insieme a racconti tradizionali e popolari, giunse a una stesura definitiva intorno all’XI secolo.
La propaganda dei Franchi attribuì l’agguato di Roncisvalle e la disfatta dei comites (i “compagni”) di Carlo agli Arabi, ma in realtà si trattò di un’imboscata dei montanari baschi, che occupavano le pendici pirenaiche. Questo espediente servì a conferire un’aura di celebrità al sacrificio dei cavalieri, dando ancora maggior rilievo alla contrapposizione religiosa tra cristiani e musulmani all’alba dell’anno Mille.

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille