4 - La ricchezza della civiltà araba

Unità 11 TRA ORIENTE E OCCIDENTE >> Capitolo 30 – La civiltà araba

I conflitti per la successione: sciiti e sunniti

Il grande successo dell’espansione araba non impedì l’insorgere delle prime difficoltà. Le divergenze sulla successione a Maometto e la morte violenta di Alì avevano infatti posto le basi per un conflitto di potere al vertice della società araba, che ebbe importanti conseguenze anche sull’unità religiosa della comunità islamica.
Alla morte di Alì, nel 661, i suoi sostenitori – che avrebbero poi formato il gruppo dissidente degli sciiti – accusarono gli Omayyadi di averlo fatto uccidere per impadronirsi del potere. Essi sostennero inoltre che la guida politica e religiosa dell’islam dovesse necessariamente appartenere ai diretti discendenti del profeta. La tendenza sciita fu fatta propria anche da gran parte della popolazione persiana, convertitasi all’islam in seguito alla caduta dell’impero sasanide. A favore della dinastia regnante si schierarono invece i sunniti, che costituivano la maggioranza della popolazione araba. Costoro ritenevano che la scelta del califfo dovesse avvenire per elezione, oppure per trasmissione ereditaria all’interno di una famiglia che godesse però dell’approvazione dell’intera comunità. A dividere ulteriormente sciiti e sunniti si aggiungevano inoltre disaccordi di tipo dottrinale sulle fonti principali da cui trarre i precetti della religione islamica.

Gli Abbasidi al potere

I contrasti interni all’impero furono tra l’altro aggravati dalle rivendicazioni dei sudditi stranieri convertiti all’islam, i mawali, che sulla base dei princìpi di uguaglianza espressi nel Corano pretendevano fossero loro riconosciuti i diritti spettanti a tutti i musulmani. Nel 750 le tensioni tra le fazioni sciita e sunnita culminarono in una violenta rivolta che rovesciò la dinastia omayyade e portò al potere la dinastia degli Abbàsidi. Il potere sull’impero islamico, fino ad allora riservato agli Arabi, passò nelle mani di musulmani di origine persiana, i quali, vantando una lontana parentela con Maometto, poterono godere del sostegno degli sciiti. I nuovi regnanti spostarono la capitale da Damasco a Baghdad, che fu fondata nel 762 sulle rive del fiume Tigri in Mesopotamia.
Il periodo abbaside fu caratterizzato dalla fine dell’unità politica dei musulmani. I contrasti interni determinarono infatti un indebolimento del potere centrale, e nelle regioni periferiche, come il Marocco, la Tunisia, la Siria e l’Egitto, si affermarono vari califfati autonomi, mentre la Spagna continuò a essere dominata dai discendenti della dinastia omayyade. I califfati che si affacciavano sul Mediterraneo divennero i padroni delle rotte marittime e alimentarono una temibile pirateria, le cui incursioni costituirono una costante minaccia per le coste dell’Europa meridionale. In poco più di un secolo i pastori nomadi della penisola Arabica si erano trasformati in abili marinai, capaci di dominare l’oceano Indiano e il mar Mediterraneo.

 >> pagina 220 
 

SCIITI

SUNNITI

Derivazione del termine

Da shi’a, “partito”, “fazione”; viene sottinteso il nome di Alì: si tratta quindi del “partito di alì” Da sunnah, in arabo “norma”, “regola”, ossia l’insieme degli insegnamenti morali e dottrinali tratti dalla vita di Maometto ed elaborati dai teologi nei primi secoli di vita dell’islam. Per i sunniti costituiscono una fonte di norme e precetti da affiancarsi a quelli contenuti nel Corano

Chi sono

  • Sostenitori di Alì, genero di Maometto e suo unico legittimo successore
  • Ritengono i califfi degli usurpatori: solo i discendenti di Alì e della figlia di Maometto potevano succedergli
  • Rappresentano l’ortodossia dell’islam e costituiscono ancora oggi la stragrande maggioranza dei suoi fedeli

Convinzioni religiose

  • Seguono la sunnah ma prestano obbedienza anche alle norme e ai comportamenti dei legittimi discendenti di Maometto, ovvero i suoi quattro successori
  • Per i sunniti la sunnah è riferita solo alla vita del profeta

Figura dell’imam

  • Ha un’importanza religiosa particolare, essendo intermediario con Allah (sebbene non alla stessa stregua di Maometto)
  • Ha valore di capo politico

4. La ricchezza della civiltà araba

Una nuova vitalità

Nelle terre affacciate sul Mediterraneo, da lungo tempo in crisi, l’influenza araba ebbe un apporto positivo su molti aspetti della vita materiale: l’economia, le innovazioni tecnologiche, le caratteristiche degli insediamenti urbani.
Gli Arabi favorirono lo sviluppo dell’agricoltura, diffondendo nuove tecniche di irrigazione mediante l’uso di canali e sistemi di sollevamento dell’acqua, modellati su quelli assai avanzati delle popolazioni mesopotamiche. Oltre a rendere coltivabili vasti territori improduttivi e a favorire dunque lo sviluppo economico di molte regioni, tali tecniche consentirono di creare lussureggianti parchi e giardini nelle città occupate o di nuova fondazione, anche in regioni aride o durante la stagione secca. Gli Arabi, inoltre, introdussero nell’area mediterranea la coltivazione di piante di origine orientale allora sconosciute in Europa, come lo zafferano, la canna da zucchero, gli agrumi, le mandorle, il riso e altri vegetali da cui si ricavavano pregiate essenze e profumi.
A partire dall’VIII secolo la straordinaria espansione territoriale garantì loro il quasi totale controllo dei commerci tra il Mediterraneo e l’Oriente. I traffici si svolgevano sia via mare, sia lungo le piste carovaniere, dotate di numerose stazioni di posta (i caravanserragli).

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille