La frammentazione territoriale della penisola
Il periodo dell’anarchia terminò nel 584, con la nomina del re Autari (584-590). Tuttavia, sebbene i duchi riconoscessero il sovrano come loro guida, il potere del re era assai limitato, poiché rimaneva sottoposto al controllo della nobiltà guerriera e alle decisioni della sua assemblea.
Così, alla fine del VI secolo, la situazione politica della penisola continuava a essere caratterizzata dalla frammentazione territoriale: le città
costiere, anche per lo scarsissimo interesse dei Longobardi nei riguardi della navigazione e dei commerci terrestri e marittimi, rimasero in mano ai Bizantini, mentre le zone dell’entroterra divennero in larga parte possedimenti longobardi. I domini degli uni erano interrotti da quelli degli altri: i contatti diretti tra la capitale Pavia e i ducati dell’Italia centromeridionale erano impediti dai territori bizantini che dall’esarcato di Ravenna e dalla Pentapoli (cioè l’area situata tra le attuali regioni della Romagna e delle Marche e comprendente le città di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona) si estendevano fino al Lazio; allo stesso modo i ducati longobardi di Spoleto e di Benevento si frapponevano tra l’esarcato e le regioni meridionali ancora controllate dall’impero romano d’Oriente (▶ carta).
La mancanza di continuità territoriale e la debolezza del governo centrale esponevano i Longobardi sia alla minaccia dei Bizantini (che grazie al controllo delle coste potevano garantirsi gli approvvigionamenti via mare), sia a quella dei Franchi, che dalla Gallia meridionale miravano a espandersi in Italia. La necessità di fronteggiare diversi nemici spinse dunque i duchi a dare vita a un organismo statale più solido, guidato da una monarchia stabile che pose la propria sede a Pavia.
Con il re Agilulfo (590-616) iniziò una nuova fase di espansione territoriale, che proseguì anche con i suoi successori. Sotto la guida del sovrano Rotari (636-652), in particolare, i Longobardi strapparono ai Bizantini i territori oggi corrispondenti all’Emilia, alla Liguria e al Veneto. All’impero d’Oriente restò in pratica, nell’Italia settentrionale, solo Ravenna e il controllo dell’area della laguna adriatica in cui sarebbe sorta in seguito la città di Venezia.
Nello stesso periodo i duchi longobardi dell’Italia meridionale conquistarono il territorio dell’attuale Salerno, mentre nel 670 sottomisero anche Taranto e Brindisi. Se si eccettuano le aree dell’Italia centrale e la Calabria, alla fine del VII secolo il Sud della penisola era ormai quasi completamente sottomesso al dominio dei Longobardi.