2. Germani e Romani a confronto
La crisi interna delle strutture statali ed economiche di Roma impedì di contrastare efficacemente, come si era fatto per lungo tempo, la penetrazione sempre più frequente e profonda dei popoli germanici nei territori dell’impero. Il Danubio non rappresentò più una barriera contro le “invasioni”, così come aveva immaginato Cesare. Pur essendo dotati di un’organizzazione politica e militare meno evoluta di quella romana, i Germani risultarono alla fine vincenti negli scontri armati, poiché combattevano per la loro sopravvivenza, spinti dalla necessità di trovare nuove terre in cui stabilirsi e di sfuggire alla pressione esercitata alle loro spalle dagli Unni.
A Roma, invece, persa la supremazia militare, la solidità delle istituzioni statali era da tempo compromessa e la compattezza dell’esercito era pregiudicata dalle dispute tra i generali, sempre più impegnati nella lotta per ottenere il potere anziché nella difesa dei confini; le stesse truppe, inoltre, erano ormai composte in gran parte da mercenari reclutati fra le tribù nemiche.
I nuovi rapporti di forza che si profilavano in Occidente erano anche la conseguenza di dinamiche sociali e demografiche molto diverse tra Romani e Germani. La crisi economica dell’impero aveva causato un drastico calo della popolazione, mentre i popoli germanici, trovandosi, dopo numerosi spostamenti, in terre fertili, erano in una fase di crescita demografica, che rendeva più acuta la loro fame di terre e di risorse alimentari, oltre che più consistente, in termini numerici, la loro forza militare.
Inoltre, la società germanica, sebbene fosse basata sulla libertà individuale e non conoscesse la proprietà privata delle terre, era caratterizzata da una notevole coesione sociale, rafforzata tra l’altro dall’esperienza delle migrazioni di popolo, che implicava lo spostamento di tutta la popolazione (guerrieri, anziani, donne, bambini) e dunque un’intensa vita comunitaria, nella quale divenivano meno rilevanti le differenze sociali tra allthing (“liberi”), una minoranza quasi oligarchica, haldii (“semiliberi”), e gli schiavi veri e propri, in genere prigionieri di guerra.