La formazione dei latifondi e le villae patrizie
Le prime conquiste territoriali favorirono i patrizi, perché una parte consistente delle terre poste in vendita dallo Stato veniva comprata dalle famiglie gentilizie, che forzavano i vincoli imposti dalle leggi Licinie-Sestie nella spartizione dell’ager publicus acquistando (non sempre legalmente) lotti dai piccoli proprietari o acquisendoli attraverso l’▶ usucapione.
L’accaparramento nobiliare dei terreni portò alla nascita dei primi ▶ latifondi, che le guerre del IV e III secolo a.C. accrebbero ulteriormente: l’ager romanus, prima circoscritto e limitato, si espanse fino a quintuplicarsi, crescendo più in fretta della popolazione, che cominciava a diminuire anche a causa delle guerre. Molte terre restarono quindi abbandonate e incolte, divenendo preda delle famiglie patrizie più ricche, che disponevano della manodopera necessaria a coltivarle: dapprima i clientes e poi, sempre più spesso, gli schiavi. Proprio la necessità di avere a disposizione manodopera a bassissimo costo fu tra le ragioni che spinsero Roma a intraprendere, a partire dal III secolo a.C., guerre di conquista sempre più aggressive.
Mentre si diffondeva, il latifondo acquistava una fisionomia caratteristica, che in territorio italico si conserverà per secoli. Il suo centro gestionale e amministrativo era la villa
rustica, un complesso di edifici che ospitava la comunità di agricoltori e gli schiavi impiegati nella coltivazione dei campi, alle dirette dipendenze del proprietario terriero. Da un punto di vista logistico e organizzativo le villae possono essere paragonate a moderne fattorie: ampi cortili interni ospitavano vasche per far abbeverare gli animali, allevati per la produzione di carne e come bestie da tiro; gli edifici, costruiti in mattoni, erano dotati di magazzini, stalle e abitazioni per gli schiavi.
Come vedremo, lo sviluppo del latifondo e la più ampia disponibilità di schiavi accelerarono la crisi della piccola proprietà contadina, già provata dalle frequenti e prolungate leve militari. Ma le conseguenze dell’espansione del latifondo furono rilevanti anche sul piano della trasformazione del territorio, tanto che alla fine del II secolo a.C. le caratteristiche del paesaggio italico risultavano profondamente diverse da quelle delle origini.