I Galli e il sacco di Roma
Al termine di queste guerre Roma raddoppiò il proprio territorio e incamerò un vasto bottino; come accennato, furono assegnati lotti di terre coltivabili anche ai plebei (circa un quarto di ettaro ciascuno), sebbene non mancassero contrasti con i patrizi, accusati di accaparrarsi le terre migliori.
I contrasti interni furono però temporaneamente accantonati per l’improvviso comparire di una seria minaccia bellica: ▶ l’invasione dei Celti – chiamati Galli dai Romani –, un popolo guerriero protagonista, già da alcuni secoli, di un movimento migratorio verso sud, che l’aveva portato a occupare parte dell’Italia settentrionale e centrale (▶ Capitolo 15). Nel 390 a.C. alcune tribù di Galli Sénoni, stanziati sulla costa orientale dell’Italia, nel territorio delle attuali Marche, attaccarono diverse città etrusche e latine, senza trovare resistenza. I Romani, che avevano sottovalutato il pericolo, allestirono rapidamente un esercito, ma il 18 luglio, nei pressi del fiume Allia, a una dozzina di chilometri da Roma, furono sconfitti e si diedero alla fuga. I Galli entrarono in città, la misero a ▶ sacco e vi restarono per sette mesi. La lasciarono, impaurita e umiliata, solo dopo il pagamento di ingenti tributi in oro.
Il trauma per i Romani fu così forte da far loro prendere in considerazione l’abbandono della città in macerie. L’idea non fu attuata, ma la leggendaria ricostruzione della vicenda (▶ Testimonianze della storia, p. 318) dimostra che l’evento rappresentò per i Romani una lezione dura ma utile: essi si resero conto dell’importanza di aumentare le difese
cittadine, rafforzando le mura serviane, la compatta cinta di blocchi di tufo che correva per 11 km intorno alla città.
La debolezza di Roma portò allo scioglimento del foedus Cassianum, in luogo del quale si crearono alleanze parziali che causarono scontri tra una città e l’altra. Volsci, Ernici, Etruschi e Latini volsero le armi ognuno contro i propri vicini e anche contro Roma, la quale però riuscì a risollevarsi in fretta e, nel 380 a.C., conquistò senza difficoltà Tuscolo, già quasi completamente circondata da territorio romano. Successivamente Roma affrontò una nuova invasione dei Galli, ponendosi alla testa, nel 358 a.C., della lega latina
ricostruita. Nel 349-348 a.C., infine, i Galli si ripresentarono, ma questa volta Roma schierò un esercito imponente (10 legioni, secondo lo storico romano Tito Livio), e i nemici abbandonarono il campo senza nemmeno dare battaglia.