Le monarchie ellenistiche
Alla morte di Alessandro, scomparso senza aver designato eredi diretti, l’unità territoriale delle sue conquiste si frantumò, e l’impero venne frazionato in diverse regioni poste sotto il controllo dei suoi generali, i ▶ diàdochi (“successori”). Si trattava però di un equilibrio estremamente precario, perché ogni diadoco mirava a estendere il proprio potere.
L’instabilità sfociò in una serie di guerre che durarono dal 322 al 281 a.C., con alleanze variabili e andamento incerto, al termine delle quali l’impero si divise definitivamente in numerose monarchie ereditarie.
In Macedonia, nella corte imperiale di Pella, si instaurò la dinastia degli Antigònidi, dal nome del loro capostipite, Antìgono Monoftalmo (“con un solo occhio”, così chiamato perché aveva perso un occhio combattendo come generale di Alessandro). Con l’aiuto del figlio Demetrio, egli si batté contro gli altri diadochi per espandere i propri domini nel Mediterraneo e rafforzò la sua influenza sulla Grecia, dove le póleis mantenevano un’autonomia ormai solo formale. A Sparta e in altre città greche gli Antigonidi domarono nel sangue numerose rivolte scoppiate a causa della crisi economica e sociale. Ad Atene, inizialmente guidata da un governo oligarchico, Demetrio favorì il ritorno della democrazia, imponendovi però il suo protettorato militare. La città attica era ormai esclusa dai traffici con l’Oriente, i più redditizi; rimaneva però un grande centro culturale grazie alle sue scuole artistiche e filosofiche.
In Egitto il diadoco Tolomeo I Sotère (“salvatore”), forse fratellastro di Alessandro e comunque legato al re macedone fin dall’infanzia, diede inizio alla dinastia dei Tolomei. Da un punto di vista politico e culturale, egli ricollegò il suo regno alla tradizione dei faraoni egizi, mentre in campo economico diede un forte impulso alle attività commerciali, fino a raggiungere una certa supremazia nel mar Egeo. La città di Alessandria d’Egitto fu il più importante centro culturale del regno, capace di richiamare i più grandi studiosi e dotti dell’epoca. A partire dal II secolo a.C., però, una grave crisi economica colpì l’Egitto. I privilegi della casta sacerdotale furono messi in discussione da violente rivolte dovute alle condizioni di miseria in cui versava la maggior parte della popolazione. Come accennato, alla fine del I secolo a.C., il regno fu conquistato dai Romani.
Nel Vicino Oriente si affermò la dinastia dei Selèucidi, dal nome del generale macedone Selèuco, che stabilirono la loro capitale ad Antiochia e regnarono sulla parte orientale del dominio conquistato da Alessandro Magno. Inizialmente estesi dall’Anatolia all’India, i loro territori si ridussero progressivamente alla sola regione della Siria: alcune aree furono invase dai Parti, che si stabilirono in Armenia, mentre altre regioni, come la
Battriana (ai confini nordorientali del regno), si ribellarono ai Seleucidi e instaurarono
governi autonomi.
In Anatolia, inoltre, sorsero vari piccoli regni, il più potente dei quali fu fondato alla
metà del III secolo a.C. da Attalo, capostipite della dinastia degli Attàlidi: la sua capitale,
Pergamo, fu uno dei principali centri culturali ellenistici, in concorrenza con Alessandria d’Egitto. Il regno degli Attalidi conobbe un notevole sviluppo ancora nel corso del II secolo a.C. anche grazie all’alleanza con i Romani, che in quell’epoca stavano ormai diventando la potenza egemone nel Mediterraneo.