I fondatori della disciplina storica: Erodoto e Tucidide
Come tutte le discipline scientifiche, anche la storia ha avuto un'evoluzione complessa, e una sua origine. A “inventare” la parola è stato lo storico greco Erodoto (480 ca.-424 ca. a.C.) circa 2500 anni fa: viaggiò a lungo, conobbe diversi popoli e raccolse molte informazioni che divennero “esposizione della ricerca” (in greco historíes apódeixis). L’autore intendeva riferirsi sia alla ricerca che egli aveva compiuto sia al resoconto della ricerca
stessa, contenuto nella sua opera. Oggi gli storici preferiscono distinguere tra storia e
storiografia. Usati per lo più come sinonimi – come si farà anche nelle prossime pagine –, i due termini indicano in senso stretto due concetti diversi: la storia è l’insieme dei fatti avvenuti nel passato; la storiografia è invece il racconto e l’interpretazione di quei fatti (grafía in greco significa “descrizione”, “scrittura”).
Erodoto scelse il termine con attenzione: hístōr, che deriva dall’indoeuropeo weid, ha la stessa radice del verbo oráo che significa sia “vedere” con i propri occhi sia “conoscere”. Dallo stesso verbo derivano la parola eídos (“idea”) e il latino video. Dunque, per Erodoto fare storia significava operare una ricerca su situazioni viste di persona, o che testimoni avessero visto direttamente, ammettendo quindi anche una narrazione riportata, e raccontare tali situazioni a chi non le aveva vissute. In Omero lo stesso termine hístōr era usato per indicare colui che si assumeva il ruolo di giudice imparziale, ascoltando le ragioni dei contendenti e valutando torti e ragioni. Erodoto intendeva fare “storia” con questo obiettivo: lo storico, secondo lui, doveva assumersi anche la responsabilità di dare un suo giudizio, cioè un’interpretazione.
L’interpretazione storica fu approfondita e stabilizzata da Tucidide (460-395 a.C.), oggi considerato il primo storico nel senso moderno del termine: egli non si limitava a raccontare in modo imparziale, ma voleva spiegare le ragioni che avevano condotto al presente. Per Tucidide era indispensabile «scrutare e penetrare la verità delle vicende passate» per comprendere «quelle che nel tempo futuro, per le leggi immanenti al mondo umano, s’attueranno di simili, o perfino d’identiche» (La guerra del Peloponneso, Libro I, 22). Per questo egli riteneva fondamentale attenersi rigorosamente alla ricostruzione sulla base di documenti, poiché non bastava il racconto, ma bisognava essere in grado di risalire, se necessario, alle radici delle vicende storiche. Ciò significava saper scegliere i fatti, accertarne l’attendibilità, scartare accadimenti di poco conto, indagare le cause e illustrare le conseguenze; in una parola: operare delle scelte. Tucidide adottava cioè un
punto di vista, non per “scegliere” una delle due forze in campo, ma nella consapevolezza che una ricostruzione “oggettiva”, imparziale, fosse impossibile, e che una spiegazione improntata all’onestà intellettuale fosse l’unica anche razionalmente efficace.
La prima scelta che egli ha operato è stata riguardo ai soggetti della storia: a suo giudizio, allo storico non devono interessare i fenomeni naturali e ancor meno le divinità mitologiche; lo storico deve indagare i comportamenti degli individui, non in astratto ma nel momento in cui si confrontano con altri individui. Compito dello storico è scoprire le leggi nascoste che governano le relazioni umane. In questo modo la storia avrebbe potuto offrirsi come guida per chi dirigeva o partecipava alla vita politica della comunità. Indubbiamente in una simile concezione del “fare” storia si nascondeva un pericolo, periodicamente ripropostosi da Tucidide in poi, e cioè che con questo inevitabile limite all’obiettività dello storico si aprisse la strada a un uso della storia parziale, a vantaggio di un gruppo sociale e politico, di uno Stato contro un altro Stato e così via. Tuttavia sono stati proprio i diversi punti di vista critici degli storici e il confronto e il dibattito tra loro a rendere ricca e inarrestabile la ricerca documentaria e a non fossilizzare l’interpretazione storica in una direzione univoca.