La geografia come studio, anche strategico, dello spazio
La geografia (cioè “descrizione della Terra”, dal greco gé, “Terra”, e graphía, “descrizione”) considera lo spazio come territorio (fisico) e come ambiente (relazionale). Studia e spiega come è composto, distribuito, differenziato lo spazio, ma anche come si modifica in autonomia. Il pianeta Terra, infatti, diversamente da tutti gli altri pianeti che conosciamo, è un sistema vivente, che si adatta e si autoregola, e che ingloba e interagisce con tutte le forme organiche e inorganiche di cui è composto. Oggi alcuni scienziati preferiscono al vocabolo Terra il termine Gea, quasi a indicare un organismo che respira: non ne avevano una visione molto diversa gli antichi, che erano giunti a personificare la Terra e a divinizzarla.
La geografia descrive il territorio nei suoi elementi fisici costitutivi: gli agenti atmosferici, tra cui il clima; le terre emerse e la loro morfologia (pianure, colline, montagne, natura dei suoli, deserti); con la geofisica i fenomeni profondi (terremoti, vulcani); le acque (oceani, mari, laghi, fiumi, ghiacciai) e il loro ciclo di vita.
Come si può osservare, la complessità dei fenomeni ha spinto i geografi – com’è avvenuto per la disciplina storica – a individuare specializzazioni particolari, superando le partizioni tradizionali di geografia fisica, economica, politica e istituzionale (confini, Stati, regioni, città). In questo modo il legame tra storia e geografia si è fatto ancora più stretto e indispensabile, ma sia l’una sia l’altra hanno in qualche misura cambiato la loro stessa tradizionale natura, non solo per rispondere a nuove esigenze ma anche perché sollecitate da nuove sensibilità ambientali e culturali.
Per secoli la geografia è servita a rispondere a tre esigenze. La prima nasceva dalla necessità di conoscere e orientarsi in uno spazio che andava sempre più allargando i confini conosciuti. La seconda scaturiva dal bisogno di conoscere il proprio territorio e le sue risorse. La terza dal desiderio di controllare il territorio dei “vicini”, spesso nemici, di valutarne il peso politico e quello ambientale, di “spiarne” le potenzialità. Possiamo leggere queste esigenze nell’aspirazione a disegnare mappe del mondo conosciuto, a dargli un perimetro, una forma e uno sguardo consapevole.