malfattori, decapitati: che se poi vengono patrocinati28 dalla fortuna ch’essi credono
60 lor propria, ma che in somma non è che il moto prepotente delle cose, allora
sono obbediti e temuti, e dopo morte deificati. Questa è la razza degli eroi, de’
capisette,29 e de’ fondatori delle nazioni i quali dal loro orgoglio e dalla stupidità
de’ volghi si stimano saliti tant’alto per proprio valore; e sono cieche ruote dell’oriuolo.30
Quando una rivoluzione nel globo è matura, necessariamente vi sono gli
65 uomini che la incominciano, e che fanno de’ loro teschj sgabello al trono di chi la
compie. E perché l’umana schiatta31 non trova né felicità né giustizia sopra la terra,
crea gli Dei protettori della debolezza e cerca premj futuri del pianto presente. Ma
gli Dei si vestirono in tutti i secoli delle armi de’ conquistatori: e opprimono le
genti con le passioni, i furori, e le astuzie di chi vuole regnare.32
70 Lorenzo, sai tu dove vive ancora la vera virtù? in noi pochi deboli e sventurati;
in noi, che dopo avere sperimentati tutti gli errori, e sentiti tutti i guai della vita,
sappiamo compiangerli e soccorrerli. Tu o Compassione, sei la sola virtù! tutte le
altre sono virtù usuraje.33
Ma mentre io guardo dall’alto le follie e le fatali sciagure della umanità, non mi
75 sento forse tutte le passioni e la debolezza ed il pianto, soli elementi dell’uomo?
Non sospiro ogni dì la mia patria? Non dico a me lagrimando: Tu hai una madre
e un amico – tu ami – te aspetta una turba di miseri,34 a cui se’ caro, e che forse
sperano in te – dove fuggi? anche nelle terre straniere ti perseguiranno la perfidia
degli uomini e i dolori e la morte: qui cadrai forse, e niuno avrà compassione di te;
80 e tu senti pure nel tuo misero petto il piacere di essere compianto. Abbandonato
da tutti, non chiedi tu ajuto dal Cielo? non t’ascolta; eppure nelle tue afflizioni il
tuo cuore torna involontario a lui – va, prostrati; ma all’are domestiche.35
O Natura! hai tu forse bisogno di noi sciagurati, e ci consideri come i vermi
e gl’insetti che vediamo brulicare e moltiplicarsi senza sapere a che vivano?36 Ma
85 se tu ci hai dotati del funesto istinto della vita sì che il mortale non cada sotto la
soma37 delle tue infermità ed ubbidisca irrepugnabilmente38 a tutte le tue leggi,
perché poi darci questo dono ancor più funesto della ragione? Noi tocchiamo con
mano tutte le nostre calamità ignorando sempre il modo di ristorarle.
Perché dunque io fuggo? e in quali lontane contrade io vado a perdermi? dove
90 mai troverò gli uomini diversi dagli uomini? O non presento io forse i disastri, le infermità,
e la indigenza che fuori della mia patria mi aspettano? – Ah no! Io tornerò
a voi, o sacre terre, che prime udiste i miei vagiti, dove tante volte ho riposato queste
mie membra affaticate, dove ho trovato nella oscurità e nella pace i miei pochi
diletti, dove nel dolore ho confidato i miei pianti. Poiché tutto è vestito di tristezza
95 per me, se null’altro posso ancora sperare che il sonno eterno della morte – voi sole,
o mie selve, udirete il mio ultimo lamento, e voi sole coprirete con le vostre ombre
pacifiche il mio freddo cadavere. Mi piangeranno quegli infelici che sono compagni
delle mie disgrazie – e se le passioni vivono dopo il sepolcro, il mio spirito doloroso
sarà confortato da’ sospiri di quella celeste fanciulla39 ch’io credeva nata per me, ma
100 che gl’interessi degli uomini e il mio destino feroce mi hanno strappata dal petto.