saggio breve
ARGOMENTO
LA CONDIZIONE DEL POETA NEL PRIMO NOVECENTO
Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze.
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Stelio Effrena, il protagonista del romanzo Il fuoco (1900), rappresenta il poeta-vate dannunziano, amante della vita e della bella parola.
«La vita!», disse Stelio Èffrena riprendendo il cammino, traendo seco l’amico. «In
un attimo solo, ecco, tutto quel che trema piange spera anela delira nell’immensità
della vita, si aduna nel tuo spirito e si condensa con una sublimazione così
rapida che tu credi di poterla manifestare in una sola parola. Quale? Quale? La
5 sai tu? Chi la dirà mai?»
Egli ricominciava a soffrire di ansietà e di scontento, volendo tutto abbracciare
e tutto esprimere.
«Hai tu mai veduto, in qualche istante, l’Universo intero dinanzi a te come
una testa umana? Io sì, mille volte. Ah, reciderla come colui che recise d’un colpo
10 la testa di Medusa, e tenerla sospesa dinanzi alla folla, da un palco, perché essa
non la dimentichi mai più! Non hai tu mai pensato che una grande tragedia potrebbe
somigliare al gesto di Perseo?».1
Gabriele d’Annunzio, Il fuoco, 1900
Marino Moretti (1885-1979) raffigura il poeta come un saltimbanco, secondo la tradizione crepuscolare.
La giostra
[...]
Tu vedi, l’anima nostra,
l’anima nostra immortale,
è cieca e sorda e non vale
5 neanche un giro di giostra;
un giro da un soldo, un giro
nei regni assurdi che dà
intera la felicità
con un po’ di capogiro.
10 Un soldo e l’anima mia
per un giro, o giocoliere.
Dopo il selvaggio piacere
non avrò più nulla? e sia;
ma voglio la corsa pazza
15 intorno al cerchio lucente
in mezzo a tutta la gente
che s’accalca nella piazza;
ma voglio che questa nostra
grande famiglia discreta
20 mi guardi e dica: il poeta,
il poeta su la giostra,
e rida rida perché
il poeta che si mostra
su un cavallo della giostra
25 sembra il pagliaccio ch’egli è.
Marino Moretti, Tutte le poesie, a cura di G. Pampaloni, Mondadori, Milano 1966
Nel Novecento il pagliaccio diventa l’emblema di una condizione esistenziale, come mostra questo famoso quadro di Pablo Picasso (1881-1973).
Pablo Picasso, Pierrot (1918). New York, Museum of Modern Art (MoMA).
Lo studioso Guido Mazzoni (n. 1967) riflette sulla perdita d’importanza della poesia e dei poeti nella società moderna.
Spogliate della loro aura1 e riportate alla loro condizione originaria, le opere che
si offrono al giudizio estetico sono cose inerti che solo il consenso collettivo può
trasformare in feticci, cioè in segni sensibili carichi di contenuto spirituale. Questo
bisogno di legittimità è particolarmente intenso nelle arti che si allontanano
5 dal mondo della vita e nelle arti che mettono l’io dell’autore al centro del testo,
le prime dovendo dimostrare che il loro mondo d’invenzione non è un’assurda
bizzarria, le seconde dovendo legittimare il gesto di pura hybris2 con cui un essere
umano uguale a tutti gli altri attribuisce un carisma alla propria persona. Non è un
caso che la prima forma letteraria a registrare una crisi del consenso sia stata quella
10 che ha più bisogno di consenso per esistere: la poesia moderna. Ispirandosi al
lessico della politica, Benjamin3 battezzò mandato sociale la delega che il pubblico
concede all’artista perché questi produca opere sottratte al ciclo della necessità
economica e dotate di un valore simbolico. A metà del XIX secolo, scrive Benjamin
parlando di Baudelaire, la borghesia ritirò ai poeti lirici quel mandato sociale che
15 cinquant’anni prima pareva un loro possesso sicuro.
Guido Mazzoni, Sulla poesia moderna, il Mulino, Bologna 2005
I colori della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi