gran mercantessa, gran mercantessa di vetri colorati. A me sembra però, signor
Meis, che in certe età della storia, come in certe stagioni della vita individuale, si
potrebbe determinare il predominio d’un dato colore, eh? In ogni età, infatti, si
40 suole stabilire tra gli uomini un certo accordo di sentimenti che dà lume e colore
a quei lanternoni3 che sono i termini astratti: Verità, Virtù, Bellezza, Onore, e che
so io… E non le pare che fosse rosso, ad esempio, il lanternone della Virtù pagana?
Di color violetto, color deprimente, quello della Virtù cristiana. Il lume d’una
idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si
45 scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell’idea
vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti i periodi
che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che
spengono d’un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell’improvviso bujo, allora
è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là,
50 chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s’aggregano
per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d’accordo, e tornano
a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non
trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi
pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo
55 e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti. A chi dobbiamo rivolgerci? Indietro,
forse? Alle lucernette superstiti, a quelle che i grandi morti lasciarono accese su le
loro tombe? Ricordo una bella poesia di Niccolò Tommaseo:4
La piccola mia lampa
Non, come sol, risplende,
60 Né, come incendio, fuma;
Non stride e non consuma,
Ma con la cima tende
Al ciel che me la diè.
Starà su me, sepolto,
65 Viva; né pioggia o Vento,
Né in lei le età potranno;
E quei che passeranno
Erranti, a lume spento,
Lo accenderan da me.
70 Ma come, signor Meis, se alla lampa nostra manca l’olio sacro5 che alimentava quella
del Poeta? Molti ancora vanno nelle chiese per provvedere dell’alimento necessario
le loro lanternucce. Sono, per lo più, poveri vecchi, povere donne, a cui mentì la vita,
e che vanno innanzi, nel bujo dell’esistenza, con quel loro sentimento acceso come
una lampadina votiva, cui con trepida cura riparano dal gelido soffio degli ultimi
75 disinganni, ché duri almeno accesa fin là, fino all’orlo fatale, al quale s’affrettano,
tenendo gli occhi intenti alla fiamma e pensando di continuo: “Dio mi vede!” per
non udire i clamori della vita intorno, che suonano ai loro orecchi come tante bestemmie.
“Dio mi vede…” perché lo vedono loro, non solamente in sé, ma in tutto,
anche nella loro miseria, nelle loro sofferenze, che avranno un premio, alla fine. Il
80 fioco, ma placido lume di queste lanternucce desta certo invidia angosciosa in molti
di noi; a certi altri, invece, che si credono armati, come tanti Giove, del fulmine domato
dalla scienza, e, in luogo di quelle lanternucce, recano in trionfo le lampadine
elettriche, ispira una sdegnosa commiserazione. Ma domando io ora, signor Meis: E