Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Pier Paolo Pasolini

la sintesi

LA VITA

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna nel 1922.
Il padre Carlo Alberto è ufficiale di carriera e la madre, Susanna Colussi, originaria di Casarsa, in Friuli, è maestra elementare. L’unico fratello, Guido, è di tre anni più giovane. Fino alla seconda metà degli anni Trenta la famiglia Pasolini vive in diverse località dell’Italia settentrionale, seguendo gli spostamenti di Carlo Alberto, prima di stabilirsi a Bologna. Qui Pier Paolo frequenta la facoltà di Lettere (si laureerà alla fine della guerra con una tesi su Giovanni Pascoli). Nel 1942 pubblica una raccolta di poesie in friulano, Poesie a Casarsa, testi ambientati nel paese dove dall’infanzia trascorre le vacanze estive e dove si trasferisce nel 1943, soldato in fuga dai tedeschi che hanno fatto prigioniero il suo reparto. A Casarsa si dedica all’insegnamento in una scuola privata aperta con la madre, poi nella scuola media di un paese vicino. Agli inizi del 1945, il fratello Guido, diciannovenne, partigiano azionista, viene ucciso da partigiani comunisti. Nonostante questo tragico episodio, nel 1947 Pasolini si iscrive al Partito comunista italiano. Due anni dopo, una denuncia per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico, a causa della quale viene espulso dal Pci e sospeso dall’insegnamento, lo costringe a fuggire dal paese, sebbene al processo verrà poi assolto. Si trasferisce a Roma insieme alla madre. Nella capitale stringe rapporti di amicizia con poeti e scrittori, e si lega in particolare ad Alberto Moravia e a Elsa Morante. Lo affascina e lo emoziona la vita del sottoproletariato delle borgate romane, che frequenta assiduamente e osserva con simpatia umana e curiosità antropologica. Negli anni Cinquanta escono i suoi romanzi più famosi e altre raccolte di poesie; nel 1955 è tra i fondatori della rivista letteraria bolognese “Officina”. Nel 1961, con Accattone, inizia l’attività di regista cinematografico: dirigerà ben 13 film, oltre a episodi in film collettivi e cortometraggi. Dal 1973 fino alla morte scrive interventi appassionati sul “Corriere della Sera”, denunciando la degenerazione della società italiana indotta, ai suoi occhi, dalla civiltà dei consumi. Muore nella notte del 1° novembre 1975, barbaramente assassinato all’idroscalo di Ostia.

LE OPERE

Pasolini nasce come poeta e la volontà di dare voce lirica a tutte le sue esperienze d’autore è evidente anche nella sua produzione narrativa e nel suo lavoro di regista, di critico letterario e di giornalista. Se amava definirsi semplicemente «scrittore» è perché la sua versatilità non sopportava delimitazioni e definizioni. La figura di Pasolini è infatti quella di un intellettuale a tutto tondo, militante, che vive nel suo tempo e si misura con le passioni, gli errori, le ideologie, i divieti della società in cui opera, rilevandone le contraddizioni, soffrendone le grettezze ma preferendo sempre la parola scandalosa all’acquiescenza. Dopo due prime raccolte di poesie in lingua friulana, scrive romanzi come Ragazzi di vita e Una vita violenta, che hanno per protagonisti giovani sottoproletari di borgata e che gli danno fama e celebrità, e altre raccolte poetiche in lingua italiana, come Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo e Poesia in forma di rosa, in cui si esprime la sua violenta polemica contro la classe dirigente italiana e la sua delusione per l’infrangersi del sogno comunista di fronte all’avanzare di un triste conformismo di massa. Scrive intanto saggi di critica letteraria e artistica e di indagine politico–sociale, raccolti nei volumi Passione e ideologia, Empirismo eretico, Scritti corsari e, postumi, Lettere luterane e Descrizioni di descrizioni. I temi che ricorrono in tutta la sua opera letteraria sono al centro anche della sua ricca produzione cinematografica: il popolo e i «ragazzi di vita», la sessualità, l’omosessualità, la religiosità dei semplici, la lotta per la sopravvivenza, il rifuto del presente, la fascinazione e l’esaltazione del passato.

SCRITTI CORSARI

Pubblicati nel 1975, lo stesso anno della sua morte, gli Scritti corsari sono la raccolta degli articoli e degli interventi giornalistici di Pasolini usciti, per lo più sul “Corriere della Sera”, tra il 1973 e il 1975. Sono un compendio del pensiero amaro e negativo degli ultimi anni dell’autore, una critica della vita e della cultura italiane del tempo, sentite come inautentiche. Pasolini non smentisce qui la sua fama di personaggio controverso e scomodo, di comunista eterodosso, di intellettuale insofferente e provocatorio, ma anzi in questi testi si mostra sempre più irriducibile, solitario e controcorrente, proprio come un «corsaro ». Si rivolge a due interlocutori principali: il popolo, che ama ma che vede a rischio di perdere la propria identità, e la borghesia, che disprezza profondamente ma a cui non rinuncia a parlare, forse nell’illusione di poter essere ascoltato. Affronta i temi cruciali di quegli anni con uno sguardo lucido e disincantato, sorprendente spesso anche per i “compagni di strada” della sinistra italiana: la falsità della società del boom economico, il consumismo, la rivoluzione sessuale, la contestazione giovanile, il divorzio, l’aborto, il potere coercitivo della televisione, il ruolo della religione cattolica, la “strategia della tensione”, la funzione degli intellettuali.

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi