Al cuore della letteratura - volume 6

Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'opera: Scritti corsari

cronache dal passato

L’ultima cena di Pasolini

Prima di una morte che ha i caratteri di un’esecuzione


Dove ha cenato l’ultima sera, prima di essere barbaramente assassinato all’idroscalo di Ostia, Pier Paolo Pasolini? A Roma ci sono due ristoranti che si contendono questo “onore”. Uno è Pommidoro nel quartiere di San Lorenzo. L’altro è Il Biondo Tevere, sulla via Ostiense.
Uno è “autentico” e l’altro “apocrifo”? Oppure Pasolini ha cenato due volte? Da Pommidoro sono in grado di mostrare l’assegno (mai incassato), con data e firma, con il quale lo scrittore ha saldato il conto la sera del 1° novembre 1975. Ma, indagando un po’, si scopre che effettivamente è stato anche al Biondo Tevere. Basta ricostruire le ultime ore di vita dello scrittore.

L’incontro fatale
Pasolini cena da Pommidoro con l’attore Ninetto Davoli. Poi nei pressi della stazione Termini incontra un ragazzo diciassettenne, Pino Pelosi, che forse conosceva già da tempo, con il quale decide di passare il resto della serata. I due si accordano per andare a Ostia. Sono sull’Alfa GT di Pasolini. È sera tardi, sono passate le ventitré. Ma Pelosi non ha ancora mangiato. Ecco quindi che Pasolini accosta, sulla via Ostiense, presso la trattoria Il Biondo Tevere. Un ristorante tipico, molto popolare, abitualmente frequentato da Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante e altri intellettuali.
Per questo la proprietaria del ristorante non si stupisce quando, a tarda ora, vede arrivare Pasolini con un ragazzo mai visto prima. «Prego, professore, si accomodi».
È tardi, il ristorante sta per chiudere, ma per Pasolini non si può non fare un’eccezione. Lo scrittore prende per sé un semplice spuntino: una banana accompagnata da una birra. Mentre per Pelosi ordina una cena vera e propria. I ristoratori chiudono la serranda del locale.
C’è poca gente in giro e Pasolini negli ultimi tempi è un personaggio sempre più a rischio. Non si sa mai che qualcuno l’abbia seguito e stia in agguato dietro l’angolo. Quando Pasolini e Pelosi, poco dopo, lasciano il locale, la ristoratrice e suo marito li accompagnano alla macchina. Saranno gli ultimi a testimoniare di aver visto lo scrittore vivo.

Il mistero dell’omicidio
Quando l’indomani si diffonde la notizia dell’efferato assassinio, la titolare del Biondo Tevere trasale: «Quando abbiamo sentito che Pasolini era stato ucciso da quel giovane, sia io che mio marito abbiamo pensato che non era possibile. Pasolini aveva più di cinquant’anni, ma era fisicamente ben messo, atletico, sportivo. Pelosi non aveva compiuto diciotto anni, era un ragazzino mingherlino e difficilmente avrebbe potuto prevaricare su Pasolini».
L’impressione delle ultime persone che videro Pasolini (l’inverosimiglianza di quell’omicidio perpetrato dal solo Pelosi) è, appunto, soltanto un’impressione. Ma oggi essa appare particolarmente significativa, perché va a convergere con i dubbi e con le rivelazioni che si sono aggiunte, via via, nel corso degli anni.
Pelosi, all’indomani dell’omicidio, si è accusato di tutto ed è stato condannato in primo grado per omicidio in concorso con ignoti. In appello la condanna è confermata, ma il concorso di ignoti viene ritenuto improbabile. Quest’ultima è anche la ricostruzione della Cassazione. Soltanto nel 2005, parecchi anni dopo aver terminato di scontare la pena (nove anni di detenzione), Pelosi fornisce a sorpresa una versione diversa: l’esecutore dell’omicidio Pasolini non sarebbe stato lui, ma alcuni uomini comparsi all’improvviso all’idroscalo.
In realtà Pelosi ha dato a più riprese versioni diverse dei fatti, in tal modo risultando poco credibile. Tuttavia, dalle risultanze delle ultime inchieste, appare ormai certo che sulla scena dell’omicidio ci furono più persone. A qualcuno faceva comodo la morte di Pasolini? E in tal caso, a chi? Magari a chi temeva che in un prossimo articolo sul “Corriere della Sera” o tra le pagine del romanzo che stava scrivendo, Petrolio, lo scrittore avrebbe fatto quei nomi che aveva già detto di sapere?

Al cuore della letteratura - volume 6
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Dal Novecento a oggi