Al cuore della letteratura - volume 5

Il secondo Ottocento – L'opera: I Malavoglia

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Nella tempesta

Cap. 10


Dopo il naufragio in cui sono morti Bastianazzo e Menico, la Provvidenza è stata ripescata e riparata. Disperso il carico dei lupini, per renderne il valore a zio Crocifisso che li aveva ceduti a credito, i Malavoglia sono costretti a ipotecare la casa del nespolo, che in seguito lo stesso zio Crocifisso rileva, costringendo la famiglia a cercare un altro alloggio. Tuttavia essi non si danno per vinti e con la barca rimessa a nuovo cercano di realizzare maggiori guadagni per poter riacquistare la vecchia abitazione. Ma il mare rappresenta sempre un grande pericolo, capace di determinare da un momento all’altro un completo rovescio delle sorti. Una sera padron ’Ntoni e due nipoti, il giovane ’Ntoni e Alessi, mentre stanno tornando a casa dopo una giornata di pesca, vengono sorpresi da una tempesta.

Ma a quel giuoco da disperati si arrischiava la vita per qualche rotolo1 di pesce, e
una volta i Malavoglia furono a un pelo di rimettercela tutti la pelle, per amor del
guadagno, come Bastianazzo, mentre erano all’altezza dell’Agnone, verso sera, e il
cielo era tanto fosco che non si vedeva più neppur l’Etna, e il vento soffiava a ondate
5 che pareva avesse la parola.
«Brutto tempo!», diceva padron ’Ntoni. «Il vento oggi gira peggio della testa
di una fraschetta,2 e il mare ha la faccia come quella di Piedipapera3 quando vuol
farvi qualche brutto tiro».
Il mare era del color della sciara,4 sebbene il sole non fosse ancora tramontato,
10 e di tratto in tratto bolliva tutt’intorno come una pentola.
«Adesso i gabbiani devono essere tutti a dormire», osservò Alessi.
«A quest’ora avrebbero dovuto accendere il faro di Catania», disse ’Ntoni, «ma
non si vede niente».
«Tieni sempre la sbarra a greco,5 Alessi», ordinò il nonno, «fra mezz’ora non ci
15 si vedrà più, peggio di essere in un forno».
«Con questa brutta sera e’ sarebbe6 meglio trovarsi all’osteria della Santuzza».
«O coricato nel tuo letto a dormire, non è vero?», rispose il nonno; «allora dovevi
fare il segretario, come don Silvestro».7
Il povero vecchio aveva abbaiato8 tutto il giorno pei suoi dolori. «È il tempo
20 che muta!», diceva lui; «lo sento nelle ossa io».
Tutt’a un tratto si era fatto oscuro che non ci si vedeva più neanche a bestemmiare.9
Soltanto le onde, quando passavano vicino alla Provvidenza, luccicavano

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come avessero gli occhi e volessero mangiarsela; e nessuno osava dire più una
parola, in mezzo al mare che muggiva fin dove c’era acqua.
25 «Ho in testa», disse a un tratto ’Ntoni, «che stasera dovremo dare al diavolo la
pesca10 che abbiamo fatta».
«Taci!», gli disse il nonno, e la sua voce li fece diventare tutti piccini piccini11
sul banco12 dov’erano.
Si udiva il vento sibilare nella vela della Provvidenza e la fune che suonava
30 come una corda di chitarra. All’improvviso il vento si mise a fischiare al pari della
macchina della ferrovia, quando esce dal buco del monte, sopra Trezza, e arrivò
un’ondata che non si era vista da dove fosse venuta, la quale fece scricchiolare la
Provvidenza come un sacco di noci, e la buttò in aria.
«Giù la vela! giù la vela!», gridò padron ’Ntoni. «Taglia!13 taglia subito!».
35 ’Ntoni, col coltello fra i denti, s’era abbrancato come un gatto all’antenna,14 e
ritto sulla sponda per far contrappeso, si lasciò spenzolare sul mare che gli urlava
sotto e se lo voleva mangiare.
«Tienti forte! tienti forte!», gli gridava il nonno in quel fracasso delle onde che
lo volevano strappare di là, e buttavano in aria la Provvidenza e ogni cosa e facevano
40 piegare la barca tutta di un lato, che dentro ci avevano l’acqua sino ai ginocchi.
«Taglia! taglia!», ripeteva il nonno.
«Sacramento!»,15 esclamò ’Ntoni. «Se taglio, come faremo poi quando avremo
bisogno della vela?».16
«Non dire sacramento! che ora siamo nelle mani di Dio!».
45 Alessi s’era aggrappato al timone, e all’udire quelle parole del nonno cominciò
a strillare: «Mamma! mamma mia!».
«Taci!», gli gridò il fratello col coltello fra i denti. «Taci o ti assesto una pedata!».
«Fatti la croce, e taci!», ripeté il nonno. Sicché il ragazzo non osò fiatare più.
Ad un tratto la vela cadde tutta di un pezzo, tanto era tesa, e ’Ntoni la raccolse
50 in un lampo e l’ammainò stretta.
«Il mestiere lo sai come tuo padre», gli disse il nonno, «e sei Malavoglia anche tu».
La barca si raddrizzò e fece prima un gran salto; poi seguitò a far capriole sulle
onde.
«Da’ qua il timone; ora ci vuole la mano ferma!», disse padron ’Ntoni; e malgrado
55 che il ragazzo ci si fosse aggrappato come un gatto anche lui, arrivavano certe
ondate che facevano sbattere il petto contro la manovella17 a tutte due.
«Il remo!», gridò ’Ntoni, «forza nel tuo remo, Alessi! che a mangiare sei buono
anche tu. Adesso i remi valgono meglio del timone».
La barca scricchiolava sotto lo sforzo poderoso di quel paio di braccia. E Alessi
60 ritto contro la pedagna,18 ci dava l’anima sui remi come poteva, anche lui.
«Tienti fermo!», gli gridò il nonno che appena si sentiva da un capo all’altro
della barca, nel fischiare del vento. «Tienti fermo, Alessi!».

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«Sì, nonno, sì!», rispose il ragazzo.
«Che hai paura?», gli disse ’Ntoni.
65 «No», rispose il nonno per lui. «Soltanto raccomandiamoci a Dio».
«Santo diavolone!», esclamò ’Ntoni col petto ansante, «qui ci vorrebbero le
braccia di ferro come la macchina del vapore. Il mare ci vince».
Il nonno si tacque e stettero ad ascoltare la burrasca.
«La mamma adesso dev’essere sulla riva a vedere se torniamo», disse poi Alessi.
70 «Ora lascia stare la mamma», aggiunse il nonno, «è meglio non ci pensare».
«Adesso dove siamo?», domandò ’Ntoni dopo un altro bel pezzo, col fiato ai
denti dalla stanchezza.
«Nelle mani di Dio», rispose il nonno.
«Allora lasciatemi piangere!», esclamò Alessi che non ne poteva più. E si mise
75 a strillare e a chiamare la mamma ad alta voce, in mezzo al rumore del vento e del
mare; né alcuno osò sgridarlo più.
«Hai un bel cantare, ma nessuno ti sente, ed è meglio starti cheto», gli disse infine
il fratello con la voce mutata che non si conosceva più nemmen lui. «Sta zitto,19
che adesso non è bene far così, né per te né per gli altri».20
80 «La vela!»,21 ordinò padron ’Ntoni; «il timone al vento verso greco, e poi alla
volontà di Dio».
Il vento contrastava forte la manovra, ma in cinque minuti la vela fu spiegata,
e la Provvidenza cominciò a balzare sulla cima delle onde, piegata da un lato come
un uccello ferito. I Malavoglia si tenevano tutti da un lato,22 afferrati alla sponda;
85 in quel momento nessuno fiatava, perché quando il mare parla in quel modo non
si ha coraggio di aprir bocca.
Padron ’Ntoni disse soltanto: «A quest’ora laggiù dicono il rosario per noi».
E non aggiunsero altro, correndo col vento e colle onde, nella notte che era
venuta tutt’a un tratto nera come la pece.
90 «Il fanale del molo», gridò ’Ntoni, «lo vedete?».
«A dritta!», gridò padron ’Ntoni, «a dritta! Non è il fanale del molo. Andiamo
sugli scogli. Serra! serra!».23
«Non posso serrare!», rispose ’Ntoni colla voce soffocata dalla tempesta e dallo
sforzo, «la scotta24 è bagnata. Il coltello, Alessi, il coltello».
95 «Taglia, taglia, presto».
In questo momento s’udì uno schianto: la Provvidenza, che prima si era curvata
su di un fianco, si rilevò come una molla, e per poco non sbalzò tutti in mare;
l’antenna insieme alla vela cadde sulla barca, rotta25 come un filo di paglia. Allora
si udì una voce che gridava: Ahi! come di uno che stesse per morire.
100 «Chi è? chi è che grida?», domandava ’Ntoni, aiutandosi coi denti e col coltello a
tagliare le rilinghe26 della vela, la quale era caduta coll’antenna sulla barca e copriva
ogni cosa. Ad un tratto un colpo di vento la strappò netta e se la portò via sibilando.
Allora i due fratelli poterono sbrogliare del tutto il troncone dell’antenna27 e buttarlo

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in mare. La barca si raddrizzò, ma padron ’Ntoni non si raddrizzò, lui, e non rispondeva
105 più a ’Ntoni che lo chiamava. Ora, quando il mare e il vento gridano insieme,
non c’è cosa che faccia più paura del non udirsi rispondere alla voce che chiama.
«Nonno, nonno!», gridava anche Alessi, e al non udir più nulla, i capelli si rizzarono
in capo, come fossero vivi, ai due fratelli. La notte era così nera che non si vedeva da
un capo all’altro della Provvidenza, tanto che Alessi non piangeva più dal terrore.28 Il
110 nonno era disteso in fondo alla barca, colla testa rotta. ’Ntoni finalmente lo trovò
tastoni e gli parve che fosse morto, perché non fiatava e non si muoveva affatto. La
stanga del timone29 urtava di qua e di là, mentre la barca saltava in aria e si inabissava.
«Ah! san Francesco di Paola!30 Ah! san Francesco benedetto!», strillavano i due
ragazzi, ora che non sapevano più che fare.
115 San Francesco misericordioso li udì, mentre andava per la burrasca in soccorso
dei suoi devoti, e stese il suo mantello sotto la Provvidenza, giusto quando stava per
spaccarsi come un guscio di noce sullo scoglio dei colombi, sotto la guardiola31 della
dogana. La barca saltò come un puledro sullo scoglio, e venne a cadere in secco,
col naso in giù.32 «Coraggio, coraggio!», gridavano loro le guardie dalla riva, e correvano
120 qua e là colle lanterne a gettare delle corde. «Siam qui noi! fatevi animo!».
Finalmente una delle corde venne a cadere a traverso della Provvidenza, la quale
tremava come una foglia, e batté giusto sulla faccia a ’Ntoni peggio di un colpo di
frusta, ma in quel momento gli parve meglio di una carezza.
«A me! a me!», gridò afferrando la fune che scorreva rapidamente e gli voleva
125 scivolare dalle mani. Alessi vi si aggrappò anche lui con tutte le sue forze, e così
riescirono ad avvolgerla due o tre volte alla sbarra del timone, e le guardie doganali
li tirarono a riva.
Padron ’Ntoni però non dava più segno di vita, e allorché accostarono la lanterna
si vide che aveva la faccia sporca di sangue, sicché tutti lo credettero morto,
130 e i nipoti si strappavano i capelli. Ma dopo un paio d’ore arrivò correndo don
Michele, Rocco Spatu, Vanni Pizzuto, e tutti gli sfaccendati che erano all’osteria
quando giunse la notizia, e coll’acqua fresca e le fregagioni33 gli fecero riaprir gli
occhi. Il povero vecchio, come seppe dove si trovava, che ci voleva meno di un’ora
per arrivare a Trezza, disse che lo portassero a casa su di una scala.34
135 Maruzza, Mena, e le vicine, che strillavano sulla piazza e si battevano il petto, lo
videro arrivare in tal modo, disteso sulla scala, e colla faccia bianca, come un morto.

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