stipite dell’uscio, si fece coraggio per dirgli: «A me non me ne importa dell’aiuto,
190 purché tu non ci lasci soli. Ora che non c’è più la mamma mi sento come un pesce
fuori dell’acqua, e non m’importa più di niente. Ma mi dispiace per quell’orfanella36
che resta senza nessuno al mondo, se tu vai, come la Nunziata quando l’è
partito il padre».
«No!», diceva ’Ntoni, «no! Io non posso aiutarti se non ho nulla. Il proverbio
195 dice “aiutati che t’aiuto”. Quando avrò guadagnato dei denari anch’io, allora tornerò,
e staremo allegri tutti».
La Lia e Alessi spalancavano gli occhi, e lo guardavano sbigottiti; ma il nonno
si lasciava cadere la testa sul petto. «Ora non hai più né padre né madre, e puoi fare
quello che ti pare e piace», gli disse alfine. «Finché vivrò a quei ragazzi ci penserò
200 io, quando non ci sarò più, il Signore farà il resto».
La Mena, poiché ’Ntoni voleva andarsene a ogni costo, gli metteva in ordine
tutta la roba, come avrebbe fatto la mamma, e pensava che laggiù, in paese forestiero,
suo fratello non avrebbe avuto più nessuno che pensasse a lui, come compare
Alfio Mosca. E mentre gli cuciva le camicie, e gli rattoppava i panni, la testa correva
205 lontano lontano, a tante cose passate, che il cuore ne era tutto gonfio.
«Dalla casa del nespolo non posso passarci più», diceva quando stava a sedere
accanto al nonno, «me la sento nella gola, e mi soffoca, dopo tante cose che sono
avvenute dacché l’abbiamo lasciata!».
E mentre preparava la roba del fratello, piangeva come se non dovesse vederlo
210 più. Infine, quando ogni cosa fu in ordine, il nonno chiamò il suo ragazzo per fargli
l’ultima predica, e dargli gli ultimi consigli per quando sarebbe stato solo, che
avrebbe dovuto far capitale soltanto della sua testa,37 e non avrebbe avuti accanto i
suoi di casa per dirgli come doveva fare, o per disperarsi insieme; e gli diede anche
un po’ di denaro, caso mai ne avesse bisogno, e il suo tabarro38 foderato di pelle,
215 che ormai lui era vecchio, e non gli serviva più.
I ragazzi, vedendo il fratello maggiore affaccendarsi nei preparativi della partenza,
gli andavano dietro pian piano per la casa, e non osavano dirgli più nulla,
come fosse diggià un estraneo.
«Così se ne è andato mio padre»,39 disse infine la Nunziata la quale era andata
220 a dirgli addio anche lei, e stava sull’uscio. Nessuno allora parlò più.
Le vicine venivano ad una ad una a salutare compare ’Ntoni, e poi stettero ad
aspettarlo sulla strada per vederlo partire. Egli indugiava col fagotto sulle spalle, e
le scarpe in mano, come all’ultimo momento gli fossero venuti meno il cuore e le
gambe tutt’a un tratto. E guardava di qua e di là per stamparsi la casa e il paese,
225 ogni cosa in mente, e aveva la faccia sconvolta come gli altri. Il nonno prese il suo
bastone per accompagnarlo sino alla città, e la Mena in un cantuccio piangeva cheta
cheta. «Via!», diceva ’Ntoni, «orsù, via! Vado per tornare alla fin fine! e sono tornato
un’altra volta da soldato». Poi, dopo ch’ebbe baciata Mena e la Lia, e salutate
le comari, si mosse per andarsene, e Mena gli corse dietro colle braccia aperte singhiozzando
230 ad alta voce, quasi fuori di sé, e dicendogli: «Ora che dirà la mamma?
ora che dirà la mamma?». Come se la mamma avesse potuto vedere e parlare. Ma