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  I beni culturali >> PROFESSIONE RESTAURATORE

IL CASO DEI BUDDHA DI BAMIYAN

Le nicchie in cui erano scavati i due Buddha giganti di Bamiyan in Afghanistan – il Grande era alto 57 metri e il Piccolo 38 metri – sono vuote: dei Buddha non rimane che un cumulo di pietre. Nel marzo 2001 questa grandiosa opera, realizzata dai monaci buddhisti tra il III e il V secolo d.C., è stata fatta saltare con quintali di tritolo dai miliziani taliban, di fede islamica. Senza i Buddha, Bamiyan è uscita dalla storia: rimane solo una conca inospitale al centro di una regione montuosa piuttosto brulla. 

UNA QUESTIONE CONTROVERSA

L'Unesco ha promosso una discussione sul possibile intervento di ricostruzione e restauro dei Buddha, ma finora non si è giunti ad alcun risultato. 
Secondo le stime avanzate dagli esperti, per restaurare le statue di Bamiyan occorrerebbero almeno 50 milioni di dollari. 
Alcuni ritengono che risorse così ingenti potrebbero essere meglio utilizzate per aiutare la popolazione, ancora priva di acqua corrente e di elettricità. 
Il governatore della provincia di Bamiyan e gli abitanti vedono invece di buon occhio il ritorno delle statue, come attrazione turistica e fonte di finanziamenti per la costruzione di infrastrutture. 
Se i Buddha venissero completamente rifatti perderebbero però il titolo di bene Patrimonio dell'Umanità conferito dall'Unesco. Le statue nuove non avrebbero, infatti, i requisiti per essere protette e ciò significherebbe l'impossibilità di accedere ai finanziamenti dell'organizzazione: sembra un problema insolubile. 

LE IPOTESI

Ancora oggi, i tecnici di diversi team di lavoro, di diversi Paesi tra cui l'Italia, stanno esaminando ciò che resta delle statue per valutare la possibilità del restauro e scartare quella della ricostruzione completa. Le operazioni continuano, ma sembra che gran parte delle rovine sia difficilmente recuperabile. 
I Francesi hanno avanzato l'idea suggestiva di restaurare solo le nicchie dei Buddha per poi riempirle con immagini virtuali realizzate con raggi laser. 
II governo afghano ha commissionato allo scultore locale Amanullah Haidarzad uno studio di ripristino delle statue: l'artista ha progettato la ricostruzione almeno della più grande con una struttura d'acciaio coperta di argilla, che costerebbe – ha stimato – intorno ai sette milioni di euro. La comunità scientifica internazionale è tuttora perplessa: nonostante quaranta specialisti di quattordici Paesi diversi si siano già confrontati in vari dibattiti, la conclusione sembra ancora lontana. 

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