Acquedotti, terme e reti fognarie

ACQUEDOTTI, TERME E RETI FOGNARIE

I ROMANI ARCHITETTI DELLE ACQUE

Molte opere architettoniche romane sono state realizzate per dotare il territorio dell’impero di un efficiente sistema di infrastrutture, cioè di edifici e impianti di servizio. Per esempio, le città romane avevano un sistema per raccogliere, distribuire e smaltire l’acqua, tramite acquedotti, tubature e reti fognarie, paragonabile come efficienza a quello dei nostri giorni.
L’acquedotto era una galleria – sotterranea o sopraelevata su arcate – costruita in leggera e continua pendenza, che raccoglieva l’acqua dalle sorgenti e la portava fino alle città, talvolta lontane decine di chilometri. L’acqua era destinata ai bisogni domestici delle grandi case private, alle botteghe degli artigiani, ai bagni pubblici, alle fontane e soprattutto alle terme.
Le terme erano edifici pubblici costituiti da una successione di ambienti dal più freddo (frigidario) al più caldo (calidario), con piscine, saune, palestre: erano frequentatissime dai cittadini di Roma come luogo di incontro e di riposo durante il tempo libero.
L’acqua sporca, dopo i vari usi, doveva essere eliminata: ciò avveniva grazie a una efficiente rete fognaria, con tubature che in genere correvano sotto le strade e terminavano in un canale principale che portava le acque fuori dalla città.

IN FUNZIONE DA PIÙ DI 2000 ANNI

A Roma il sistema fognario sfociava nella Cloaca Maxima, una grande galleria sotterranea con volta a botte che sbocca ancora oggi nel Tevere.

TRA ARTE E INGEGNERIA

Nel suo percorso l’acquedotto doveva aggirare vari ostacoli e superare i dislivelli del terreno mantenendo un’inclinazione costante: l’acqua così scorreva con la stessa velocità, senza fermarsi né andare troppo veloce, causando danni alla struttura. L’acquedotto di Pont du-Gard, che riforniva l’attuale città di Nîmes, era lungo ben 50 chilometri.

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