Leggere il passato - volume 1

si sono affiancate le fonti registrate su supporti informatici moderni e Internet, che oltre a raccogliere una grande quantità di informazioni costituisce di per sé una fonte (per esempio per la storia delle comunicazioni moderne). Se le fonti scritte sono le testimonianze che è possibile leggere e le fonti orali quelle che è possibile ascoltare, si potrebbe dire che le fonti materiali sono i documenti che è possibile toccare: manufatti, strumenti di uso quotidiano, attrezzi per il lavoro manuale, statue, monumenti ed edifici pubblici e privati, ma anche affreschi, quadri o altre opere d arte (in questo caso si può parlare di fonti iconografiche ). Le fonti materiali sono molto utili soprattutto per i periodi per i quali non esistono altri tipi di fonti, perché andate perdute o perché gli esseri umani non utilizzavano ancora la scrittura. La storia antica fa grande ricorso a questo tipo di fonti, raccolte e studiate dagli archeologi; lo studio dell età preistorica si affida addirittura ad esse in modo esclusivo. La critica delle fonti Le fonti possono essere classificate non solo in base alle loro caratteristiche materiali, ma anche in relazione al soggetto che le ha prodotte (il loro autore), al motivo per cui l ha fatto e all attendibilità del loro contenuto. Un esempio di fonte iconografica. 12 Le fonti primarie sono le testimonianze dirette (scritte, orali o di altra natura) di un fatto o di un avvenimento del passato. Per esempio, una norma di legge incisa su una tavola di bronzo, un atto notarile, il registro delle proprietà di un abbazia. Sono invece fonti secondarie o indirette le testimonianze mediate da un soggetto che, a sua volta, disponeva di fonti primarie: il resoconto di un avvenimento prodotto da chi non vi ha partecipato personalmente, la cronaca di un periodo storico svolta da un contemporaneo ai fatti narrati, le opere storiografiche moderne. In base all intenzione con cui una fonte è stata prodotta si distinguono inoltre: le fonti volontarie, create consapevolmente dal loro autore: per esempio una fotografia scattata con lo scopo di fissare nel tempo il ricordo di un evento importante; le fonti involontarie, prodotte per un fine diverso da quello per cui le utilizza lo storico; per riprendere il nostro esempio, se nella fotografia rientrasse accidentalmente un particolare del tutto slegato dal soggetto scelto dal fotografo ma utile per ricostruire un altro aspetto del passato, l immagine costituirebbe una fonte involontaria. Quanto detto finora mostra che lo storico, nella sua attività di ricerca e di studio, deve saper trattare una grande mole di informazioni. La distinzione tra fonti primarie e secondarie e tra fonti volontarie e involontarie mostra inoltre che la raccolta dei documenti deve sempre accompagnarsi a un lavoro di attenta selezione. Ciò è ancora più vero in relazione alla loro attendibilità. Il termine documento deriva dal latino docere, insegnare , dimostrare : per gli storici i documenti dimostrano infatti che un fatto è realmente accaduto (e in alcuni casi indicano anche dove e quando si è verificato). Questo è vero, però, solo se le fonti sono autentiche . Esse possono anche essere false, perché realizzate per ingannare chi ne era destinatario, per attestare eventi mai accaduti o perché create appositamente per influire sull interpretazione di un avvenimento. Per poter utilizzare una fonte nella ricostruzione del passato, dunque, bisogna anzitutto stabilire se essa sia vera o falsa. Per farlo, gli storici applicano un metodo rigoroso, che consiste nella raccolta e nell analisi delle fonti svolta attraverso il confronto tra documenti diversi, l esame della lingua e della grafia (nel caso di testi scritti), la coerenza delle informazioni che contiene rispetto al periodo nel quale è stata prodotta. La storiografia e le altre discipline Se si considera la varietà delle fonti di cui lo storico dispone e la difficoltà di raccoglierle e analizzarle, non stupisce che la sto-

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Dalla preistoria a Roma repubblicana