Dossier Arte plus - volume 1

    4.  CRETA E MICENE >> L'arte minoica e micenea

I tesori dei corredi funerari

II Miceneo antico fu probabilmente un periodo di grande sviluppo economico: lo dimostrano i meravigliosi lavori di oreficeria trovati nelle tombe del Circolo A di Micene da Heinrich Schliemann (1822-1890), il famoso archeologo tedesco cui si deve la scoperta della civiltà micenea, oltre che della mitica città di Troia. Tra questi manufatti spiccano le cinque maschere funebri d’oro lavorate a sbalzo (ottenute cioè battendo il metallo dall’interno con dei punzoni), che venivano poste sul volto dei defunti.

Maschera di Agamennone

La più famosa tra le maschere funebri in oro è stata erroneamente attribuita dal suo scopritore ad Agamennone, l’eroe cantato da Omero (15). Essa mostra il volto del defunto attraverso pochi tratti essenziali: una linea incavata sottolinea le palpebre chiuse, a richiamare la morte; barba, baffi e sopracciglia sono resi tramite sottili incisioni e conferiscono fierezza e nobiltà al ritratto. Di recente, però, l’autenticità del manufatto è stata messa in dubbio: la sua notevole raffinatezza, infatti, la distingue nettamente dalle altre maschere rinvenute, che presentano tratti più sommari (16).

Rythón a testa di toro

Da una sepoltura del Circolo A di Micene proviene anche un rythón (un contenitore per i liquidi a forma di corno o di testa di animale usato per le libagioni rituali) a testa di toro (17) databile al XVI secolo a.C. La testa dell’animale è d’argento, mentre le corna, il muso e la rosetta posta al centro della fronte sono stati realizzati in oro. Si tratta di un’opera che testimonia la perizia tecnica raggiunta dagli orafi micenei, nonché un raffinato gusto artistico.

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Dalla Preistoria all'arte romana