Dossier Arte plus - volume 1

    3.  L'ANTICO EGITTO >> L'arte egizia

Il "realismo" di epoca amarniana

La riforma religiosa di Akhenaton (1351-1334 a.C.), come si è detto, ha delle conseguenze anche in campo artistico. Durante il suo regno si osserva infatti un parziale distacco dalle convenzioni proprie delle arti figurative e della scultura. Ne è un esempio la celebre testa della regina Nefertiti (1366-1338 a.C.), consorte di Akhenaton (30). Sull'alto copricapo blu cinto da un nastro rosso vi era il simbolo tradizionale del potere dei faraoni, il cobra (andato perduto), ma per il resto l'opera presenta tratti stilistici innovativi. Il ritratto non corrisponde a canoni ideali, ma alle reali sembianze della regina, forse riprodotte dall'artista attraverso un calco in gesso del suo volto, usato come modello. Il  colore dell'incarnato, inoltre, è più scuro di quello tradizionalmente usato per raffigurare le donne.
L'allontanamento dalla tradizione e la ricerca di dettagli naturalistici propria di questo periodo vanno anche oltre il realismo, per approdare a forme espressive esasperate, come mostrano le stesse immagini di Akhenaton (31). Il faraone è raffigurato con il mento molto pronunciato, le rughe che solcano il volto (tra il naso e la bocca), le labbra carnose e il viso esageratamente allungato.
Solo durante l'epoca amarniana, inoltre, gli scultori si dedicano a ritrarre l'intimità della vita di corte, infatti l'atteggiamento affettuoso con cui è raffigurata la moglie nel gruppo scultoreo di Seneb con la famiglia non si ritrova di norma nella rappresentazione dei sovrani. Una statuetta rimasta incompiuta, che raffigura Akhenaton nell'atto di dare un bacio alla figlioletta seduta sulle sue ginocchia (32), testimonia anche in questo caso una diversa tendenza.

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Dalla Preistoria all'arte romana