SCIENZA & TECNOLOGIA

LE PRIME SPEDIZIONI IN FONDO AGLI OCEANI

Il primo mezzo progettato per raggiungere gli abissi risale agli anni ʼ30 del Novecento. Era un guscio sferico di acciaio, chiamato batisfera, che veniva calato in acqua da una nave per mezzo di un cavo, a cui rimaneva legato. La batisfera permise di spingersi fino a oltre 400 m di profondità, ma era molto pericolosa: se il cavo si fosse spezzato, gli occupanti della sfera non avrebbero avuto possibilità di salvarsi.
Presto fu sostituito dal batiscafo, un piccolo sommergibile in grado di muoversi in completa autonomia. Fu proprio con un batiscafo che nel 1960 venne raggiunta la fossa oceanica più profonda del mondo, la Fossa delle Marianne: a quasi 11000 m di profondità.
Il ventennio compreso tra gli anni ʼ50 e gli anni ʼ70 del Novecento registrò un notevole impulso nelle esplorazioni dei fondali oceanici. Risalgono a quegli anni le scoperte che hanno rivoluzionato le teorie sulla struttura della Terra, convalidando l’ipotesi della deriva dei continenti di Wegener. Questo fu possibile anche grazie all’utilizzo del sonar, uno strumento sofisticato basato sull’emissione e sulla ricezione di ultrasuoni (cioè suoni ad altissima frequenza), che consentì di tracciare un profilo molto dettagliato dei fondali.
Batiscafi e sommergibili, in versione moderna e dotati delle più sofisticate strumentazioni tecnologiche, sono i mezzi usati abitualmente tutt’oggi.

Scienze evviva! - volume 3
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