Unità 7 AMBIENTE ED ECOLOGIA

4 Sostenibilità ambientale: come ritrovare l’equilibrio

Che cos’è la sostenibilità ambientale? 
Che cosa significa ecosostenibile? 
Esiste un’energia pulita? 


Affinché l’interazione tra l’uomo e l’ambiente in cui vive possa tornare a essere positiva e si possa ripristinare l’equilibrio naturale, è necessario adottare a tutti i livelli comportamenti ecocompatibili, ossia rispettosi nei confronti dell’ambiente.
Questi comportamenti, così come ogni forma di sviluppo, devono essere sostenibili, ossia non devono intaccare le risorse necessarie per la vita e lo sviluppo, in maniera tale da garantire alle generazioni future la stessa disponibilità di risorse (in termini di qualità e quantità) delle generazioni precedenti.
Questo modello di sviluppo, ecologico e al tempo stesso sostenibile, è definito ecosostenibilità.
Il controllo delle emissioni inquinanti, le opere e le attività industriali con nessuno o poco impatto sull’ambiente, un consumo intelligente e il riutilizzo delle risorse, l’acquisto di prodotti “a chilometri zero” (ossia prodotti nella zona in cui uno vive, che non richiedono quindi trasporti su lunghe distanze e, di conseguenza, riducono le emissioni di anidride carbonica) sono tutti esempi di comportamenti ecosostenibili.

L’IMPRONTA ECOLOGICA

Per cercare di quantificare le risorse ambientali che vengono consumate dalla popolazione umana e confrontarle con quelle che il pianeta Terra produce e, in un certo senso, mette a disposizione, due studiosi americani hanno ideato un indicatore, a cui hanno dato il nome di impronta ecologica.
L’impronta ecologica serve a valutare quanta superficie di mare e di terra è necessaria per produrre ciò che consuma un singolo individuo, una popolazione, una città, una nazione o l’umanità intera, e per assorbire i rifiuti prodotti. Questa stima viene effettuata tenendo conto del tipo di alimentazione (9), di come sono costruite le abitazioni, dei mezzi di trasporto utilizzati, dei beni di consumo e di quanta e quale energia è impiegata.


 

(9) L'impronta ecologica di ciò che mangiamo

Se si considera quello che mangiamo, il consumo di 1 kg di verdura ha un’impronta ecologica inferiore di oltre 40 volte rispetto a quella relativa al consumo di 1 kg di carne bovina, ed è quindi di gran lunga più sostenibile. Lo stesso calcolo può essere fatto per tutti gli altri parametri considerati nel calcolo dell’impronta ecologica.

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Per avere un’idea concreta, un italiano medio consuma risorse come se avesse a disposizione tre volte la superficie dell’Italia, quindi consuma molto più di quanto non venga prodotto dalla superficie di territorio a sua disposizione: in altre parole, il suo consumo non è ecologicamente sostenibile.
L’impronta ecologica è però fortemente disuguale nelle varie zone del mondo: i Paesi ricchi, industrializzati, hanno un’impronta ecologica alta, ossia consumano molte più risorse di quante non ne abbiano realmente a disposizione; i Paesi poveri o in via di sviluppo, invece, hanno un’impronta ecologica bassa, ossia consumano meno di quanto potrebbero.


L'impronta ecologica dell'uomo sulla Terra

Il genere umano in media sta consumando come se avesse a disposizione circa un pianeta Terra e mezzo: per mantenere lo stesso livello di consumi, nel 2050 dovremmo avere a disposizione circa tre pianeti Terra. Invece, diminuendo rapidamente i consumi, torneremmo a consumare la giusta quantità di risorse, abbattendo anche il divario che si registra nei consumi tra Paesi poveri e Paesi ricchi.

    SCIENZE +    La bioplastica 

Il termine bioplastica si riferisce a tutte le plastiche prodotte utilizzando materie prime di origine vegetale e rinnovabili, come mais, grano, patate dolci e canna da zucchero. Rispetto alle plastiche tradizionali hanno numerosi vantaggi:
1. Sono biodegradabili e compostabili, ossia possono essere trasformate, come i rifiuti organici, in un ottimo concime fertilizzante.
2. Si decompongono nel terreno in pochi mesi (al massimo 3), rispetto ai 1000 anni necessari per smaltire le plastiche derivate dal petrolio che, tra l’altro, rendono sterile il terreno su cui sono depositate.
3. La produzione delle bioplastiche comporta emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera molto inferiori a quelle derivanti dalla produzione di plastiche ottenute dal petrolio, e ha, quindi, un basso impatto ambientale.
Tutti i sacchetti, piatti, bicchieri, posate, bottiglie ecc., che fino a qualche tempo fa erano realizzati esclusivamente con plastiche derivate dal petrolio, difficilmente riciclabili e inquinanti, oggi possono essere sostituiti con prodotti realizzati in bioplastiche.
Buona regola, per uno stile di vita ecosostenibile, è sempre e comunque chiedersi, prima di acquistare questi prodotti, se siano davvero necessari e se non sia meglio utilizzare, per esempio, stoviglie lavabili e sacchetti già a disposizione, magari in stoffa.

Scienze evviva! - volume 1
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