L’Arte povera

9 Dal dopoguerra alla fine del Novecento L Arte povera 94. Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967, cemento e stracci, 150x280x100 cm. Biella, Fondazione Pistoletto. A differenza di numerose altre correnti artistiche del secondo dopoguerra, nate gradualmente e in maniera fluida, l Arte povera ha un luogo e una data d inizio ben precisi: la galleria La Bertesca di Genova nel settembre del 1967. In questo contesto il critico Germano Celant (Genova 1940) organizza una collettiva intitolata appunto Arte povera , dove sono esposti i lavori di alcuni giovani artisti italiani che assimilano e al contempo superano la Pop Art, negando l esclusiva riproduzione dell immagine massificata e ritornando alla materia. La scelta dell aggettivo povera ha due significati: il primo riguarda l impiego di materiali comuni di varia natura, poco costosi se non addirittura di recupero; il secondo si riferisce alla volontà di creare un arte umile e proletaria che sia contrapposta a quella ricca, concepita all interno delle dinamiche consumistiche per il sistema capitalista. Questo intento, volutamente politico e dichiaratamente marxista, affianca i poveristi ai movimenti di protesta operai e studenteschi che nascono in questi anni in Italia e in molti altri paesi occidentali. 95. Mario Merz, Zebra (Fibonacci), 1973, testa di zebra imbalsamata e luci al neon, dimensioni variabili. Milano, Museo del Novecento. Mario Merz Uno dei tratti salienti dell Arte Povera è la rivalutazione dell analogia tra arte e vita. La ricerca di Mario Merz (Milano 1925-Torino 2003), per esempio, si muove in tal senso, unendo materiali naturali e componenti tecnologici economici e di facile reperimento. Zebra (Fibonacci) (95) è un installazione a muro in cui una testa imbalsamata di zebra è affiancata da tubi al neon che riproducono i numeri della serie di Fibonacci. Quest ultima, teorizzata dall omonimo matematico agli inizi del XIII secolo per descrivere la proliferazione dei conigli, è utilizzata da Merz per evocare il concetto di crescita progressiva. L elemento organico concreto è morto, ma è ovviamente estremamente realistico; quello tecnologico materializza l astratta legge matematica elaborata dall uomo per descrivere lo sviluppo biologico. La relazione tra le due parti induce a riflettere sul rapporto tra natura e artificio; inoltre l idea di un espansione vitale potenzialmente infinita viene incorporata in un installazione artistica che può crescere di dimensione, spostando i numeri lateralmente a seconda del contesto espositivo. Michelangelo Pistoletto Il torinese Michelangelo Pistoletto (Biella 1933) realizza una delle opere manifesto dell Arte povera: si tratta della Venere degli stracci (94), dove una riproduzione in cemento bianco di una Venere neoclassica è rivolta verso una montagna di stracci colorati in un provocatorio accostamento carico di contrasti. Pur rappresentando un simbolo dell arte aulica del passato, il calco è infatti un modesto prodotto di quel mondo industriale moderno che si vuole criticare; inoltre la forma equilibrata della dea è contaminata irreversibilmente dal disordine contemporaneo che si materializza attraverso il cumulo degli abiti di poco conto scartati dalla società dei consumi. 458 Giuseppe Penone Un approccio naturalistico più esplicito è sperimentato da Giuseppe Penone (Garessio 1947), che lavora a diretto contatto con il processo vitale degli alberi. Nelle sue opere il vero autore è l elemento vegetale stesso, che reagisce all intervento dell uomo. Dal 1968, nella serie Continuerà a crescere tranne che in quel punto (96-97), Penone inserisce calchi della sua mano su tronchi di alberi; crescendo, le piante finiscono con il registrare l impronta di Penone in opere dove un atto creativo semplice ed empatico si fonde con i processi biologici spontanei della natura.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri