DOSSIER: Poltrona Vasilij (Modello B3)

Marcel Breuer l opera Poltrona Vasilij (Modello B3) 1926 acciaio tubolare cromato e tela, 73x78x68 cm Londra, Victoria and Albert Museum Il tempo e il luogo Progettata da Marcel Breuer (Pécs 1902-New York 1981) nel 1926, reca nel nome un esplicito omaggio del designer al celebre pittore astratto Vasilij Kandinskij, suo collega. Breuer infatti entra al Bauhaus come allievo nel 1920 e compiuti gli studi, dopo cinque anni, ne diventa professore. In questo periodo anche Kandinskij è impegnato nell attività didattica della scuola e la poltrona viene progettata appositamente per il soggiorno della sua casa a Dessau. Venduta in massa negli anni Sessanta del Novecento e conosciuta anche come Modello B3, la seduta è ancora attualmente in produzione ed è oggetto di numerose repliche. La descrizione e lo stile In linea con i dettami del Bauhaus, la Vasilij è al contempo elegante, pratica e di costo contenuto. La sua struttura è realizzata con sei pezzi di tubolare metallico, assemblati con semplici viti senza saldature. Lo schienale, la seduta e i braccioli sono realizzati invece con sette robuste strisce di tessuto di canapa. Le possibilità tecniche del tubo piegato consentono a Breuer di costruire un reticolo di elementi ortogonali, curvi e inclinati, che accolgono il corpo umano in maniera ottimale e interpretano appieno l estetica minimale della scuola. La poltrona è la capostipite di una serie di sedute metalliche progettate dal designer negli anni successivi, sempre all insegna della struttura lasciata in evidenza, della leggerezza e della trasparenza. Tali caratteri razionali, e per certi versi radicali, sono riassunti con efficacia dallo stesso Breuer, quando afferma che le sue sedie «non occupano con la loro massa alcuno spazio . Erich Consem ller, Lis Beyer o Ise Gropius sulla sedia B3 di Marcel Breuer con indosso una maschera di Oskar Schlemmer, 1927. 384 Una replica contemporanea della Vasilij con strisce in pelle.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri