Dossier Arte - volume 3 

8 L arte tra le due guerre sovradimensionata, trafitta da un ago, che trattiene tra le dita una noce, a sua volta trafitta da una freccia, e una piccola conchiglia madreperlacea. Dalle aperture di un edificio sottostante fuoriescono le teste di due strani animali, vivi o impagliati non è dato sapere. Come osserva lo storico dell arte Michele Dantini, «l Oedipus Rex, cui il titolo conferisce particolare drammaticità il complesso edipico, per Freud, è il particolare intreccio di desiderio e rivalità che unisce il bambino ai due genitori è concepito come un rebus, come un rompicapo figurativo . Il significato dell opera è volutamente aperto, suscettibile di molteplici interpretazioni da parte dell osservatore, mutevole e in continua metamorfosi. „ La vestizione della sposa Le opere di Ernst sono spesso abitate da figure mostruose, immerse in una natura inquietante popolata da costruzioni, che sono l intreccio di forme antropomorfiche e zoomorfiche. Si veda a tal proposito La vestizione della sposa (32), opera intrisa di simboli erotici e sessuali come l Oedipus Rex. La figura nuda che campeggia in primo piano coperta da un mantello di piume rosse, colore associato al sesso e all erotismo, ha le sembianze di un rapace, capace di vedere al buio. Ernst allude così alle capacità preveggenti della civetta, in questo caso attribuite alla sposa. La donna-civetta allontana con il braccio un altra figura femminile nuda, con la chioma pietrificata, simbolo della verginità; la giovane ha lo sguardo rivolto indietro, verso un quadro che rimanda a un rito di iniziazione, ovvero al passaggio verso la conoscenza della vita e della vera essenza dell amore. Soggetto del quadro è la stessa figura femminile nuda con il mantello, che però avanza da sola in un universo non contaminato dalle relazioni umane. Alla donna con mantello in primo piano si affianca una strana figura antropomorfa che simboleggia l uomo, con una lancia spezzata orientata al pube della sposa, così da evidenziare la verginità violata della sposa. In basso è presente una piccola statuetta mostruosa, sorta di idolo della fertilità, che si asciuga le lacrime. Dal punto di vista formale, l opera è basata su una tecnica mista di pittura a olio e decalcomania che conferisce alla materia pittorica una particolare e intrigante trama sgranata. Joan Mir Nel 1917 il catalano Joan Mir (Barcellona 1893-Palma di Maiorca 1983) conosce a Barcellona Francis Picabia; a seguito di questo incontro, decide di trasferirsi a Parigi. Durante il primo soggiorno nella capitale francese, risalente al 1920, Mir frequenta le mostre dadaiste, fa visita all atelier di Picasso, conosce Tzara e parallelamente studia l arte antica frequentando il Museo del Louvre. Un momento di grande fermento creativo per la sua ricerca, accompagnato da un riscontro importante da parte del pubblico e della critica, coincide con il 1925, quando si unisce ai surrealisti 350 ed espone alla prima mostra surrealista tenutasi alla Galerie Pierre, dove in quello stesso anno tiene anche un esposizione personale di successo. Mir declina un linguaggio in bilico tra figurazione e astrazione, per mezzo del quale dà vita a un mondo fantastico e incantato, pervaso da un intenso vitalismo. «Il quadro deve essere fecondo osserva l artista deve far nascere un mondo. Deve essere come le scintille, deve sfavillare come quelle pietre che i pastori dei Pirenei usano per accendere la pipa . Se artisti come Ernst, Dal e Magritte si muovono in un ambito linguistico figurativo, Mir indaga la dimensione fantastica del sogno attraverso una ricerca più astratta, che esalta ed esplora elementi come la linea, il colore e le forme. La sua poetica è pertanto caratterizzata da questa continua oscillazione tra figurazione e astrazione, che può essere paragonata, seppure con le dovute differenze e su un piano di ricerca linguistica diversa, a quella di Paul Klee.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri