Dossier Arte - volume 3 

7 Le Avanguardie storiche 102. Marcel Duchamp, La Mariée mise à nu par ses célibataires, m me (Le Grand Verre) (La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, o Grande Vetro), 1915-1923, olio su vetro, 267x170 cm. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art. „ La Mariée mise à nu par ses célibataires m me (Le Grand Verre) Nel 1915, all arrivo a New York Duchamp inizia a mettere mano a un opera cui stava già pensando da due anni: La Mariée mise à nu par ses célibataires, m me (Le Grand Verre) (102), che dichiarerà definitivamente incompiuta nel 1923. Con questo lavoro Duchamp vuole creare qualcosa di totalmente nuovo. Mescola componenti meccaniche e organiche, fondendo erotismo e ironia, interessi matematici e ottici, la geometria e la quarta dimensione. L opera si presenta come un ampia superficie trasparente di vetro, articolata in due lastre sovrapposte e unite da una cornice metallica. Svalutando la pratica del disegno e della pittura in favore dell esplorazione della dimensione mentale, l artista interviene sul supporto che è non più tela ma vetro; traccia un disegno, non più con gli strumenti del disegno, ma con il filo di piombo. La parte superiore è dedicata alla sposa, mentre quella in basso ai celibi. Per decifrare questo complesso poema eroicomico sono indispensabili gli appunti, altrettanto criptici, dell artista, raccolti nella Bo te del 1914: «Dovendo i celibi servire da base architettonica alla sposa, essa diventa una specie di apoteosi della verginità. [...] La sposa fondamentalmente è un motore. Ma prima di essere un motore che trasmette la sua potenza timida essa è questa stessa potenza timida. Questa timida potenza è una sorta di automobilina, benzina d amore, che, distribuita ai cilindri troppo deboli, [ ] serve allo sboccio di questa vergine ormai giunta al termine del suo desiderio . La componente visiva e la parola diventano due momenti imprescindibili di realizzazione e, allo stesso tempo, comprensione dell opera. 320 103. Man Ray, Les champs délicieux, huitième rayographie (Campi deliziosi, ottavo rayogramma), 1922, rayografia, 22,3x16,9 cm. Parigi, Musée National d Art Moderne, Centre Georges Pompidou. 104. Man Ray, Cadeau (Regalo), 1921, copia di un originale perduto del 1917. Ready-made rettificato: ferro da stiro con 14 chiodi saldati sulla piastra, h 17 cm. Gerusalemme, Israel Museum. Man Ray Man Ray (pseudonimo di Emmanuel Radensky, Filadelfia 1890-Parigi 1976) è un artista statunitense legato da un intenso rapporto di amicizia e condivisione artistica con Duchamp fin dal 1915, quando questi si era trasferito a New York. „ Les champs délicieux Man Ray esplora vari linguaggi, spaziando dalla pittura alla scultura, dal cinema alla fotografia, linguaggio che sperimenta arrivando a inventare un nuovo procedimento fotografico. Il metodo consiste nel non utilizzo della macchina fotografica, in quanto gli oggetti sono collocati direttamente sulla carta fotosensibile e illuminati da una certa distanza. Da questo procedimento prendono pertanto vita creazioni imprevedibili, come Les champs délicieux (103), chiamate rayograms (rayogrammi) dal nome stesso dell artista. „ Cadeau Nel 1921 Man Ray segue Duchamp a Parigi, dove entra in contatto con i surrealisti. La prima opera realizzata nel vecchio continente è il ready-made rivisitato Cadeau (104), un ferro da stiro su cui è incollata una fila di 14 chiodi. Nel libro da lui scritto nel 1917, Autoritratto, Man Ray ricorda la genesi dell opera quando, assieme al musicista Erik Satie, acquistò il ferro da stiro dando vita a questo enigmatico e spiazzante ready-made che può ricordare uno strano oggetto di tortura: «Uscendo dal caffè passammo davanti alla vetrina di un negozio di casalinghi. Notai un ferro da stiro piatto, in ghisa, di quelli che venivano riscaldati sulla stufa, e pregai Satie di accompagnarmi dentro. Con il suo aiuto comprai il ferro, una scatola di chiodi da tappezzerie e un tubetto di colla [ ] Incollai una fila di chiodi alla piastra del ferro e intitolai la composizione Cadeau .

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri