La situazione italiana

   8.  L’ARTE TRA LE DUE GUERRE >> Il Ritorno all’Ordine e la riscoperta del classico

La situazione italiana

Il ritorno al classico: la rivista “Valori Plastici”

Luogo principale di elaborazione dei temi riguardanti il ritorno al classico, alla tradizione e al mestiere sono le riviste. Fra di esse merita particolare attenzione “Valori Plastici”, pubblicata a Roma fra il 1918 e il 1922 e diretta dal pittore e critico Mario Broglio. Fra i più assidui collaboratori si annoverano Savinio, De Chirico, Carrà e Soffici.
La considerazione che la prima fase del ritorno al classico non sia da considerarsi come un momento di chiusura è avvalorata proprio dall’attività condotta da “Valori Plastici”. Infatti, parallelamente alla promozione di uno sfaccettato dibattito sul classico, la rivista compie un’azione di diffusione delle ricerche avanguardiste europee, dedicando contributi e pubblicazioni all’opera di Kandinskij, Chagall, De Stijl.
Nel 1921 “Valori Plastici” organizza in Germania una mostra collettiva itinerante che comprende le opere degli artisti gravitanti attorno alla rivista. Das Junge Italien – questo il titolo della mostra – ha il merito di far conoscere le ricerche di queste personalità, e soprattutto della pittura metafisica, fuori dai confini nazionali, catalizzando l’attenzione degli artisti e del pubblico tedeschi. In quello stesso anno viene invitato a far parte del gruppo lo scultore veneto Arturo Martini (Treviso 1889-Milano 1947), uno dei principali rappresentanti della scultura italiana del secolo scorso. Egli si forma in ambito secessionista, esplorando, negli anni Venti, una ricerca arcaizzante molto vicina a quella di Carrà, come si può vedere ne Il bevitore (53). La statua rappresenta un uomo seduto colto nell’atto di dissetarsi, con la testa riversa all’indietro e i gomiti che puntano verso l’esterno. Con linee essenziali e sobrie (le varie parti del corpo e il basamento su cui poggia la figura possono essere facilmente ricondotti a solidi geometrici, come il cilindro, la sfera e il cono) e l’adozione di uno stile asciutto rafforzato dall’impiego della terracotta come materiale, Martini conferisce all’immagine un sapore antico che fa pensare alla statuaria primitiva, resa attraverso una definizione volumetrica pura e compatta.
Oltre all’entourage di “Valori Plastici”, sono molti gli artisti che in questi anni tornano al museo, ciascuno studiando e portando l’attenzione a un momento o a una scuola specifica della storia dell’arte. Fra gli altri, si ricorda lo scultore pistoiese Marino Marini (Pistoia 1901-Viareggio 1980), che guarda alla statuaria etrusca, greca arcaica e romanica. Popolo (54), per esempio, è impostata in base alla struttura compositiva dei sarcofagi etruschi di Chiusi e Cerveteri. L’opera rappresenta due uomini a mezzo busto legati da un abbraccio discreto e affettuoso, reso con grande naturalezza. Salta subito agli occhi la scelta di Marini di lasciare le figure non finite, con contorni irregolari e mancanti di braccia: il gruppo scultoreo vuole infatti porsi, nelle intenzioni dell’artista, sia come reperto archeologico dell’antichità, sia come frammento di modernità, distante dalle elaborazioni stilistiche che avevano caratterizzato le Avanguardie del primo Novecento.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri