Dossier Arte - volume 3 

   7.  LE AVANGUARDIE STORICHE >> Il Futurismo

Giacomo Balla

Maestro di Boccioni e di Severini, Giacomo Balla (Torino 1871- Roma 1958) è l’artista più anziano del gruppo. Se la sua posizione è relativamente marginale nella prima stagione del Futurismo, al contrario, negli anni Venti, la sua ricerca è al centro dell’attenzione internazionale, quando collabora con Depero (► p. 297), esplorando una dimensione di lavoro tesa verso l’arte totale.
Di origine piemontese, Balla studia all’Accademia Albertina di Torino, dove in quegli anni era altresì studente Pellizza da Volpedo, dalla cui pittura rimane sedotto, sia per quanto riguarda il rinnovamento tecnico, sia per i temi trattati, impregnati di idee socialiste – un socialismo umanitario che crede nella scienza e nel progresso. È importante tenere presente un altro aspetto della formazione di Balla: l’attenzione verso la fotografia, alla quale era stato avviato dal padre. Questo medium lo influenzerà molto nel suo percorso di ricerca pittorica.
Nel 1895 Balla si trasferisce a Roma e, per tutta la vita, risiederà nella capitale.

Lampada ad arco

Dei primi anni Dieci è una tela di soggetto insolito: Lampada ad arco (60). Questo dipinto idealmente segna il passaggio da una ricerca divisionista verso nuove sperimentazioni, in chiave futurista. Curioso è il soggetto rappresentato: «Il quadro della lampada è stato da me dipinto durante il periodo divisionista – racconta Balla – infatti il bagliore della luce è ottenuto mediante l’accostamento dei colori puri. Quadro, oltre che originale come opera d’arte, anche scientifico perché ho cercato di rappresentare la luce separando i colori che la compongono. Di grande interesse storico per la tecnica e per il soggetto. Nessuno all’epoca (1909) pensava che una banale lampada elettrica poteva essere motivo di ispirazione pittorica; al contrario, per me il motivo c’era ed era lo studio di rappresentare la luce e, soprattutto, dimostrare che il romantico “chiaro di luna” era sopraffatto dalla luce della moderna lampada elettrica».
Nel 1910 Balla sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi. In realtà è soltanto a partire dal 1912 che darà il proprio apporto a questa poetica, lavorando sempre sul duplice binario dell’esplorazione della luce e del movimento.

La mano del violinista

Per quanto attiene il movimento, possiamo analizzare La mano del violinista (61), opera del 1912. Balla conduce qui un esame analitico del movimento, proponendosi di rappresentare lo spostamento spaziale dell’oggetto nel tempo con una tecnica che risente delle coeve sperimentazioni fotografiche e cinematografiche. Egli è influenzato dalle prove fotodinamiche dell’amico Anton Giulio Bragaglia (62), il quale, a sua volta, guarda alle ricerche cronofotografiche del francese Étienne-Jules Marey e dell’inglese Eadweard J. Muybridge (► p. 294), che tanto incideranno sulla stagione cubista di Duchamp (► p. 318).
Fra il 1912 e il 1913 Balla realizza alcune composizioni sul tema dell’automobile – soggetto caro ai futuristi – in cui il moto dell’oggetto è indagato prescindendo dall’aspetto figurativo, e risolto come costruzione di linee dinamiche e di luce. L’artista non rappresenta più l’oggetto, ma la sensazione dinamica trasmessa allo spettatore dall’oggetto stesso.

Compenetrazioni iridescenti

L’interesse per la rappresentazione della luce giunge a un esito molto originale nelle Compenetrazioni iridescenti (63), tele realizzate fra il 1912 e il 1914, in origine intitolate Iridi, per le quali Balla prende spunto dall’analisi della rifrazione della luce per mezzo di vetri e cristalli. Ne derivano opere totalmente astratte, concettualmente prossime alle ricerche che proprio allora stava portando avanti Delaunay a Parigi. Il colore, sempre più diafano e immateriale, si dispone sulla tela organizzandosi in diverse forme geometriche: diagonali, romboidali e circolari. È importante evidenziare che le Compenetrazioni iridescenti forniscono uno dei primi esempi di arte astratta italiana.

Dossier Arte - volume 3 
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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri