Dossier Arte - volume 3 

   7.  LE AVANGUARDIE STORICHE >> Il Futurismo

Boccioni e la scultura futurista

La scultura è un linguaggio che permette di esplorare con maggiore concretezza il dinamismo di corpi e oggetti insieme ai concetti di simultaneità ed elasticità a esso collegati.

Forme uniche di continuità nello spazio

Nel 1912 Boccioni si avvicina alla scultura sottoscrivendo il Manifesto tecnico della scultura futurista. L’anno seguente realizza Forme uniche di continuità nello spazio (56), in cui il concetto di continuità dinamica trova un altissimo esempio di concretizzazione e di sintesi. Come spiega in Pittura scultura futuriste: dinamismo plastico, se il moto assoluto è intrinseco all’oggetto, il moto relativo è invece il movimento stesso dell’oggetto che si sposta nello spazio, in una fusione con l’ambiente circostante. In quest’opera un corpo nudo (soggetto che peraltro appartiene alla storia secolare della scultura) incede a grandi passi, inglobando in sé la scia del proprio movimento. I piani si aprono e si intersecano, creano una forma mobile e fluida, fatta di superfici concave e convesse e animata da moti a spirale. Tutto ciò contribuisce a infrangere quella dimensione statica della scultura tradizionale pensata per un preciso punto di vista. «Noi dobbiamo partire dal nucleo centrale dell’oggetto che si vuol creare – spiega Boccioni – per scoprire le nuove leggi, cioè le nuove forme che lo legano invisibilmente ma matematicamente all’infinito plastico apparente e all’infinito plastico interiore. La nuova plastica sarà dunque la traduzione nel gesso, nel bronzo, nel vetro, nel legno e in qualsiasi altra materia, dei piani atmosferici che legano e intersecano le cose».

Dinamismo di un cavallo in corsa + case

Se Forme uniche di continuità nello spazio è realizzata in gesso e poi fusa nel bronzo, con una tecnica tradizionale, Boccioni – parallelamente al rinnovamento della scultura – compie altresì una nuova ricerca sui materiali, indirizzandosi verso l’utilizzo di frammenti e oggetti prelevati dalla realtà, come cartone, stoffa, vetro, ferro, specchi, per mezzo dei quali realizzerà sculture polimateriche. Si veda a tal proposito Dinamismo di un cavallo in corsa + case (57). In base ai principi espressi nel Manifesto tecnico della scultura futurista, in quest’opera sono utilizzati materiali diversi e anticanonici come legno, cartone e ferro. La forma si apre nello spazio mediante la fusione di oggetto e ambiente, ossia del cavallo e delle case, che danno vita a un’immagine in divenire. A causa della fragilità e della deperibilità dei materiali utilizzati, molte di queste sperimentazioni plastiche sono andate purtroppo distrutte.

Carlo Carrà

Carlo Carrà (Quargnento 1881-Milano 1966) è l’artista più vicino alle idee di Boccioni, ma, pur compiendo una riflessione sulle teorie del compagno, le elabora in un linguaggio proprio, che si differenzia per una più evidente propensione formale e costruttiva. Per Carrà il Futurismo sarà comunque un transito: a partire dal 1914, l’artista è pervaso infatti dai primi dubbi sulle teorie futuriste, che lo conducono a recuperare la volumetria della figura e lo portano a vivere, negli anni successivi, una nuova, intensa stagione metafisica accanto a De Chirico (► p. 327).

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I funerali dell’anarchico Galli

Nel 1904, durante uno sciopero generale, assiste all’uccisione dell’anarchico Angelo Galli, il cui funerale, contraddistinto da una folla tumultuosa, dal tripudio di bandiere e dal vociare assordante, lo impressiona notevolmente. Nel momento in cui avviene l’incontro folgorante con Marinetti e la sua conseguente adesione al Futurismo, Carrà ritorna a meditare proprio su questo drammatico episodio. Decide così di rappresentare tale evento in una tela che costituisce l’opera della sua svolta futurista. I funerali dell’anarchico Galli (58) è un dipinto che ha avuto una gestazione complessa. Dopo il viaggio a Parigi, compiuto nell’autunno 1911 per la già citata mostra futurista alla Galleria Bernheim-Jeune, l’artista probabilmente interviene sulla prima stesura del dipinto, alla luce dell’impatto provocato dalla ricerca cubista di Picasso, di Braque e di Delaunay. Rispetto alle contemporanee tele di Boccioni, questo dipinto conserva una maggiore trama figurativa e una più evidente definizione costruttiva. La scena si snoda attorno alla bara, dove si assembrano uomini, cavalli e bandiere – motivi che Carrà restituisce in tutto il loro drammatico dinamismo, attraverso un colore violento, per mezzo della sovrapposizione dei piani e l’utilizzo di contrasti di luce .

La galleria di Milano

Una più evidente meditazione su modi e acquisizioni formali riferibili alla prima fase del Cubismo analitico di Picasso e di Braque, si riscontra invece nella Galleria di Milano (59). In quest’opera la trama figurativa ancora presente nei Funerali dell’anarchico Galli è franta, come pure sono stemperate le tinte violente e infuocate a favore di un’investigazione sulla pulsante energia del colore in quanto materia.
La composizione si articola a partire da un asse verticale intorno a cui si sviluppa un insieme denso di segni, linee spezzate e curve dai contorni neri che si contrappone alle sfaccettature più luminose che restituiscono il clima notturno dei caffè.
Nella parte inferiore del quadro Carrà colloca gli avventori seduti ai tavoli e sulla destra un cameriere con un vassoio in mano.
Su un piano distinto, si legge la scritta “BIFFI”, rinomato caffè. La volta vetrata della Galleria è chiaramente visibile nella parte alta della tela. La frammentazione luminosa della volta è moltiplicata dall’illuminazione notturna che imprime la scansione chiaroscurale a tutta l’opera.

Dossier Arte - volume 3 
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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri