Dossier Arte - volume 3 

   7.  LE AVANGUARDIE STORICHE >> Il cubismo

Un percorso eccentrico: l’arte di Henri Rousseau

Henri Rousseau (Laval 1844-Parigi 1910), passato alla storia con l’appellativo di “Doganiere” per aver lavorato in un certo periodo presso il dazio della prefettura della Senna, è di formazione autodidatta. Deriso dalla critica, considerato un “pittore della domenica” che dipinge per diletto, è, al contrario, molto apprezzato da poeti e artisti dell’epoca, come Picasso, Léger e Delaunay, che riconoscono nella sua pittura una diversa via della ricerca moderna. Vedendo un suo dipinto al Salon, Degas commenta: «Ecco un pittore dell’avvenire».
La sua apparente ingenuità rivela al contrario un costante approfondimento di studio e ricerca, in un gioco sapiente tra inconscio e pensiero razionale. Le sue composizioni sono sospese in una dimensione magica e fantastica che sembra opporsi alla tecnologia e al progresso per riportare l’arte in un’atmosfera rarefatta e atemporale, naïve, lontana dalle frammentazioni e scomposizioni della forma allora attuate dalle Avanguardie.
Rousseau ha viaggiato pochissimo, esplorando il mondo esotico a Parigi, dove frequenta il Musée d’Histoire Naturelle e il Jardin de Plantes in cui ha modo di studiare la rigogliosa vegetazione che anima le giungle segrete e irreali dei suoi dipinti.

Autoritratto come pittore

Nell’Autoritratto come pittore (42) la figura dell’artista giganteggia in primo piano nelle vesti di pittore alla Rembrandt, quasi a evidenziare l’idea della continuità fra passato e presente nell’arte. Con il pennello e la tavolozza in mano, la figura si staglia in un paesaggio incantato sulla Senna, in cui si vedono un ponte e un veliero imbandierato, mentre nel cielo, fra nuvole bianche e rosa, si innalza una mongolfiera, come a congiungere la dimensione terrena con uno spazio infinito ed eterno.

L’incantatrice di serpenti

Una simile atmosfera si riscontra ne L’incantatrice di serpenti (43). Dalla vegetazione rigogliosa e lussureggiante, orchestrata attraverso l’utilizzo di ben ventidue toni di verde, si delinea nella penombra una figura femminile con un serpente al collo mentre sta suonando il flauto – figura che rievoca Eva intenta qui a incantare il serpente adulatore della Genesi. Quest’opera è stata realizzata per la madre di Delaunay, che aveva ispirato Rousseau con il racconto di un viaggio in India. Dalla suggestione derivata dal resoconto, il Doganiere intreccia realtà e immaginario, atmosfere esotiche e quotidiane, in una magica dimensione che influenzerà notevolmente gli artisti surrealisti (► p. 347), i quali considereranno Rousseau come loro maestro.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri