7.  LE AVANGUARDIE STORICHE

Il Cubismo

Il Cubismo si afferma nell’ambiente parigino fra il 1907 e il 1908. Pablo Picasso e Georges Braque sono gli iniziatori di questa rivoluzione artistica che, nel corso degli anni, coinvolgerà anche altri, declinandosi secondo diverse caratteristiche.
Non è chiaro quale sia l’origine del termine “cubismo”: secondo il poeta e critico Guillaume Apollinaire è stato utilizzato per la prima volta da Matisse in tono dispregiativo. È comunque certo che nel 1908 Louis Vauxcelles – il critico che aveva coniato altresì la denominazione di fauve – recensendo una mostra di Braque scrive: «Braque è un giovane molto audace […]. Riduce tutto, luoghi, figure e case a schemi geometrici, a cubi».
Il Cubismo, come tutte le Avanguardie, si colloca in una dimensione antipositivista, in quanto oltrepassa il dato visibile per andare a esplorare altre possibilità della rappresentazione. In particolare la forma non è più restituita come la vede l’occhio, ma come la percepisce l’intelletto, attraverso una moltiplicazione dei punti di vista che scompongono l’immagine nello spazio e la rendono simultaneamente nella superficie del dipinto.
Già Cézanne era giunto a una geometrizzazione delle forme e aveva esplorato una prospettiva multipla, basata sull’utilizzo di più punti di vista, al contrario di quella classica caratterizzata dall’utilizzo di un unico punto di fuga, come possiamo vedere nelle numerose tele dedicate alla Montagna Sainte-Victoire (► p. 175). Morto nel 1906, Cézanne era stato celebrato a Parigi nel 1907 con una grande retrospettiva al Salon d’Automne. Oltre ad attestare la sua fortuna critica, questo evento lo riconosce come il padre spirituale delle emergenti ricerche cubiste.
Alla suggestione cézanniana si unisce una grande attenzione per le forme essenziali e primitive dell’arte negra e dell’arte iberica, propensione che si fa cruciale per Picasso.
Il Cubismo risente inoltre delle teorie filosofiche e scientifiche dell’epoca che cambiano i concetti di tempo e di spazio, come il pensiero di Bergson e la teoria della relatività di Einstein. In base a quest’ultima, i concetti di moto e di tempo non sono assoluti, ma sempre relativi all’osservatore che li considera; allo stesso modo, come già accennato, anche Bergson, attraverso il concetto di “durata”, esplora una nuova dimensione del tempo (► p. 249).
È inoltre importante sottolineare il fatto che Picasso ha sempre ribadito l’autonomia fra pensiero matematico-filosofico e ricerca artistica, a differenza di altri artisti appartenenti a circoli cubisti, le cui letture scientifiche e matematiche sono state parte della loro formazione e alimento per le loro esplorazioni pittoriche.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri