L’architettura espressionista

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L’architettura espressionista

L’architettura espressionista si sviluppa nel clima convulso del primo dopoguerra tedesco e riveste un ruolo di fondamentale importanza all’interno di un Paese, la Germania, assai lacerato. Nel 1918 si costituisce, intorno alla figura di spicco dell’architetto Bruno Taut, il Gruppo di Novembre (Novembergruppe: il nome ricorda il mese in cui è iniziato il conflitto civile che porterà la Germania da un regime imperiale a un governo repubblicano nell’agosto del 1919, in seguito noto come Repubblica di Weimar) formato da artisti, scrittori e architetti che condividono idee e progetti per un’urbanistica nuova, capace di rispondere alle mutate condizioni di vita politiche e sociali. Alla spinta costruttiva e strettamente pratica, gli architetti uniscono una volontà di sperimentazione formale che fa appello alle istanze più innovative già manifeste nell’ambito del Modernismo, in primo luogo di Gaudí, o nel Futurismo, con gli scenari metropolitani di Sant’Elia (► p. 295). Lo spirito intensamente soggettivo che anima la produzione pittorica del tempo sembra trovare, in architettura, una sorta di continuità rintracciabile nella ricerca di linee dinamiche, capaci di trasferire il movimento alle masse plastiche degli edifici, senza mai perdere di vista l’effettiva attuabilità (al contrario delle architetture immaginarie dello stesso Sant’Elia). L’opera universalmente riconosciuta come simbolo dell’Espressionismo architettonico per la mirabile combinazione di razionalità e istinto passionale è la Torre Einstein (19), inaugurata nel 1924 a Potsdam e realizzata da Erich Mendelsohn (Allenstein 1887-San Francisco 1953). Sorta su indicazione dell’astrofisico Erwin Finlay-Freundlich, assistente di Einstein, per compiere verifiche empiriche su alcuni aspetti della teoria della relatività, la Torre, tuttora funzionante, è un osservatorio astronomico, che dalla calotta al laboratorio sotterraneo rappresenta un congegno tecnico perfettamente ordinato. Mendelsohn crea una scultura architettonica alta 94 metri che si stacca con violenza da terra, in un ritmo avvolgente di volumi fluidi e continui, volti a spezzare gli involucri statici e le geometrie elementari basate sull’angolo retto e sulle linee parallele. Originariamente progettato in cemento armato, l’edificio, per via degli alti costi, viene costruito in muratura intonacata e soltanto alcune parti sono gettate in calcestruzzo.
Anche nelle costruzioni urbane Mendelsohn fa prevalere un criterio di dinamicità funzionale: per la realizzazione del Cinema Universum di Berlino (20) Mendelsohn mette a punto una sala interna a ferro di cavallo lunga e stretta e un muro esterno rotondo, caratterizzato da finestre a nastro, giocando, ancora una volta, sulla stimolante continuità di forme sciolte, agili e decisamente espressive.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri