Antoni Gaudí e il modernismo catalano

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Antoni Gaudí e il modernismo catalano

Formatosi all’Accademia di Belle Arti, Antoni Gaudí (Reus 1852-Barcellona 1926) svolge la sua intera carriera a Barcellona, dove sviluppa un linguaggio fortemente personale che diviene uno dei simboli dell’indipendenza culturale catalana. L’artista risente infatti dei fermenti indipendentisti che promuovono il recupero della lingua e della cultura catalana, in contrapposizione al centralismo nazionalistico di Madrid. Gaudí condivide le aspirazioni autonomiste della Catalogna: la sua architettura, distante dal modello accademico madrileno, ne è uno degli aspetti più vivi e originali. Già prima del diploma – ottenuto nel febbraio del 1878 – ha occasione di collaborare con alcuni architetti; nello stesso anno è presente all’Esposizione Universale di Parigi, imprescindibile momento di aggiornamento. Gaudí attinge in primis dall’architettura gotica – fascinazione dovuta anche a un profondo sentimento religioso – ma pure da quella araba, moresca e bizantina: ne osserva con attenzione le soluzione tecniche e stilistiche, assorbendo i sistemi statici ed estetici che permetteranno alla sua architettura quel carattere ibrido e quelle evoluzioni lambiccate che la rendono tanto singolare.

I caratteri eretici del Liberty di Gaudí

I concetti di espansione della linea, distruzione dello spazio geometrico, enfatizzazione dell’involucro, cura del dettaglio decorativo sono resi con un elemento vitalistico, tale da far prendere vita autonoma all’edificio. Benché l’architettura di Gaudí sia frutto di studi statici rigorosi, essa sembra trovare un equilibrio casualmente armonico: anche l’impiego di vetro e ferro non appare sotteso da un disegno puntuale. Pur condividendo gli stessi materiali dell’Art Nouveau, Gaudí ha un atteggiamento “eretico” rispetto alle soluzioni del decorativismo franco-belga o del rigore inglese, definendo un linguaggio di mediazione tra le differenti manifestazioni del Liberty internazionale. Nonostante la portata rivoluzionaria della sua architettura, egli resta un caso isolato anche all’interno della sua stessa nazione: il Liberty madrileno si manifesta infatti con caratteri molto più tradizionali, in linea con la tradizione franco-belga.

Gli incarichi privati

A parte il cantiere mai terminato della Sagrada Familia, il tempio votivo di Barcellona che iniziò nel 1884 a soli trent’anni e che rimane tuttora incompiuto, le committenze di Gaudí sono per lo più private e a carattere residenziale.

Casa Batlló

Nel 1905 interviene nell’ampliamento dell’immobile dell’imprenditore catalano Josep Batlló. Visto che lo spazio a disposizione è piuttosto limitato, Gaudí sviluppa i volumi dell’edificio in altezza. La facciata ha un andamento lievemente sinuoso, interrotto da ampie finestre del primo piano, mentre ai piani superiori è decorata da tasselli irregolari di maiolica che la rendono nell’insieme più luminosa e vivace. La facciata termina con un magnifico tetto in ceramica policroma dalla vaga forma zoomorfa (37) che ricorda un drago colorato o un animale preistorico la cui ossatura scarna è stata arsa dal sole. La fantasia decorativa di Gaudí lo porta a disegnare le balaustre dei balconcini seguendo la sagoma di una maschera (38). A riprova della sincera fede cristiana di Gaudí, l’edificio è coronato da una grande croce posta sul tetto.

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Casa Milà

Nello stesso 1905 Gaudí dà inizio alla progettazione di Casa Milà (39-40), un grande edificio commissionatogli da Roser Segimon e Pere Milà in occasione del loro matrimonio. Gaudí la immagina come una grande roccia scavata dal vento e dalla pioggia, da cui deriva il soprannome di Pedrera (cava). La linea retta è completamente elusa: la facciata, rivestita di pietra grezza, segue un andamento ondulato che si presta a un complesso gioco di ombre; le finestre hanno collocazione irregolare e le ringhiere sono pensate come un groviglio di racemi in ferro che le fanno assomigliare a un’alga metallica. Il palazzo termina con un’ampia terrazza praticabile dominata da una serie di camini dalle forme insolite, vagamente tortili, che ricordano presenze umane. La Casa Milà è l’ultimo edificio privato realizzato da Gaudí che a partire dal 1914 si dedica ossessivamente al cantiere della Sagrada Familia.

Sagrada Familia

L’immenso tempio votivo (41) è in realtà un progetto a cui Gaudí aveva messo mano a partire dal 1883, impostandolo secondo lo sviluppo verticale – con torrioni pianificati di 170 metri – e la maestosità tipica delle cattedrali gotiche ripensate secondo la propria formula dell’Art Nouveau, basata su asimmetrie, rimandi zoomorfi ed elementi decorativi in metallo e ceramiche policrome. Attraverso questi elementi si fa evidente il richiamo alla natura che per Gaudí è «il più grande libro sempre aperto che bisogna sforzarsi di leggere». Il progetto era ancora lontano dall’essere concluso quando, il 7 giugno 1926, Gaudí perse la vita investito da un tram.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri