L’architettura Liberty in Italia

   6.  LA BELLE ÉPOQUE >> L’Art Nouveau

L’architettura Liberty in Italia

L’architettura Liberty in Italia ha uno sviluppo lievemente attardato e con evidenti caratteri di compromesso con la tradizione italiana. L’impiego di ferro, ghisa, acciaio e vetrate policrome non è mai slegato dalla presenza di salde strutture murarie.
Ernesto Basile (Palermo 1857-1932) è uno dei più precoci interpreti del Liberty italiano. Si forma a Palermo, dove il padre Giovanni Battista Basile (Palermo 1825-1891) aveva progettato il Teatro Massimo; gli succede nell’insegnamento universitario formando una serie di architetti al nuovo linguaggio floreale. Stringe un sodalizio con il mobiliere Vittorio Ducrot (Palermo 1867-Roma 1942) e il decoratore Ettore De Maria Bergler (Napoli 1850-Palermo 1938) che ha al suo fianco anche nella realizzazione di Villa Florio (31-32), una splendida dimora nobiliare per l’omonima famiglia palermitana.
Il progetto di Basile attinge dalla tradizione gotica e rinascimentale, riletta però secondo i dettami della moderna architettura Liberty con imponenti scalinate, archi e torrette. Gli arredi in legno pregiato, disegnati da Basile, sono realizzati da Ducrot. All’interno lo splendido salone di rappresentanza è decorato con fanciulle dalle vesti rigonfie e dai movimenti flessuosi, circondate da iris, papaveri e melograni. Villa Florio è intesa come un’opera d’arte totale, nella quale esterno e interno dialogano secondo le formule dell’Art Nouveau.
Basile porta a termine Villa Florio nel 1902 e ne presenta il progetto alla Prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna di Torino il cui Padiglione (33) era stato costruito da un altro protagonista del Liberty italiano, Raimondo D’Aronco (Gemona 1857-Sanremo 1932). Friulano d’origine, D’Aronco si forma tra Graz e Venezia in un forte clima secessionista che lo affascina e che si ritrova nelle sue soluzioni architettoniche, come dimostra lo stesso edificio torinese. La sua fama è legata anche a numerosi incarichi come architetto di Stato in Turchia, dove è attivo a partire dal 1896.

  › pagina 239  

La mostra torinese è la ragione della svolta Liberty di Pietro Fenoglio (Torino 1865-Corio 1927), che nel 1902 progetta la sua stessa abitazione di Torino sulla scia degli esempi delle dimore signorili francesi, abbandonando lo stile neogotico degli esordi. Casa Fenoglio-Lafleur (34) – dal nome del suo secondo proprietario, l’imprenditore francese Lafleur – si sviluppa su tre piani, a cui se ne aggiunge uno mansardato. La struttura è un compromesso tra la tradizionale abitazione altoborghese e soluzioni decorative di gusto liberty, riscontrabile nell’andamento ondivago della facciata, accentuato dalla presenza di un bovindo (un balcone chiuso e sporgente dalla facciata), abbellito da vetrate policrome. L’apparato decorativo occhieggia a soluzioni fitomorfe, in particolare nel disegno delle vetrate – nel quale si riconosce il motivo del “colpo di frusta” – e nelle ringhiere dell’ultimo piano. 

L’elemento dell’edicola che sovrasta il terrazzino è una chiara ripresa delle soluzioni parigine inventate da Hector Guimard (Lione 1867-New York 1942), come appare evidente dal confronto con l’entrata della metro parigina alla stazione di Porte Dauphine (35).
Negli stessi anni, a Milano, Giuseppe Sommaruga (Milano 1867-1917) mette a punto un linguaggio architettonico Liberty nel quale la componente muraria è ancora preponderante. Palazzo Castiglioni (36), terminato nel 1903 su commissione di Ermenegildo Castiglioni, ha la grandeur necessaria per rispecchiare la riuscita dell’imprenditore e, al contempo, per simboleggiarne l’affidabilità. La facciata realizzata a bugnato riprende forme naturali, particolarmente evidenti nei festoni che sormontano le finestre ai piani e nei tondi delle finestre stesse al piano terra, protette da inferriate che simulano la ramificazione di un rampicante. Il grande portale d’entrata era in origine decorato da due nudi femminili, le allegorie della Pace e dell’Industria, che ne amplificavano l’aspetto decorativo Art Nouveau; la loro eccessiva sensualità, però, offese a tal punto la morale milanese da essere infine trasferite altrove. Sommaruga è il prototipo del compromesso del Liberty italiano che non riesce ad abbandonare la linea retta per la curva e resta in bilico tra una salda componente muraria e la leggerezza degli slanci decorativi del Liberty nordeuropeo.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri