FOCUS: La conservazione dei monumenti antichi

   FOCUS 

LA CONSERVAZIONE DEI MONUMENTI ANTICHI

La filosofia illuministica ravviva l’interesse verso i monumenti, concepiti come un bene da studiare scientificamente e da conservare: nel 1755 Carlo III di Borbone emette un bando per la tutela dei reperti di scavo in cui dichiara esplicitamente che tali «reliquie offrono grandissimi profitti […] e per intelligenza dell’antichità e per rischiaramento della istoria, e della Cronologia, e per perfezione di molte Arti». Quest’affermazione riconosce dunque agli oggetti antichi un valore storico oltre che estetico.
Nel 1771 papa Clemente XIV Ganganelli fonda il Museo Pio Clementino, che sarà successivamente ampliato da papa Pio VI Braschi. La collezione vanta un’ampia raccolta di marmi antichi – tra cui capolavori celeberrimi come il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere – distribuita in spazi appositamente rinnovati secondo una spazialità neoclassica.
L’Italia sconfitta e saccheggiata da Napoleone subisce un grave colpo al proprio patrimonio artistico: il 19 febbraio 1797 papa Pio VI Braschi si vede costretto a firmare il Trattato di Tolentino, con cui lascia partire da Roma carri carichi di opere d’arte, provenienti dalle collezioni pubbliche e dalle chiese dello Stato pontificio, che vanno ad arricchire i saloni del Louvre. Un meraviglioso vaso in porcellana di Sèvres, disegnato da Antoine Béranger (Parigi 1785-Sèvres 1867) nel 1813, illustra l’arrivo dei capolavori italiani a Parigi. Il saccheggio operato da Napoleone sottendeva un altissimo valore simbolico: la razzia del patrimonio artistico di uno Stato nemico è infatti una manifestazione di potenza, la prova della superiorità dell’invasore che, appropriandosi dei tesori artistici, recide le radici culturali di un Paese, dopo averlo umiliato e depauperato.
Conscio del valore della memoria artistica, e temendo che Roma non tornasse più in possesso dei capolavori del passato, Pio VI Braschi ordinò che fosse realizzato un calco di tutte le opere, prima che venissero portate via. Nel 1802, il suo successore Pio VII nominò Antonio Canova Ispettore Generale delle Belle Arti, sperando che, grazie alle sue doti diplomatiche, lo scultore avrebbe potuto intercedere con l’imperatore per la restituzione delle sculture. Alcuni di questi capolavori rientrarono in patria solo nel 1816, dopo la caduta di Napoleone e dopo lunghe trattative con Luigi XVIII, succedutogli al potere in Francia.
Nel 1802 papa Pio VII emanò una serie di norme sulla tutela dei beni artistici e architettonici dello Stato pontificio, secondo le quali l’esportazione non autorizzata o il danneggiamento di opere d’arte diventavano reato, come pure la demolizione di edifici antichi; si sollecitavano anche i Conservatori, incaricati di sorvegliare il patrimonio di Roma, a vigilare sui cantieri e sui monumenti della città, e si esortavano i proprietari di collezioni private a fornirne gli elenchi alle autorità competenti.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri