Dossier Arte - volume 3 

   5.  DAL POSTIMPRESSIONISMO AL SIMBOLISMO >> Il Simbolismo

Giulio Aristide Sartorio

In altre regioni d'Italia invece la tradizione verista e naturalista rimane estremamente radicata e il Simbolismo vi si inserisce in maniera discontinua, manifestandosi soprattutto nella scelta di soggetti fantastici come La Sirena (54) che Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860-1932) realizza nel 1893 ed espone a Londra l'anno seguente.

La Sirena

Sartorio è tra i simbolisti di maggior respiro internazionale: ha una formazione pressoché autodidatta che inizia col padre scultore, passando per il contatto diretto con i preraffaelliti e i simbolisti tedeschi: sirene, naiadi e creature marine avevano popolato la pittura di Arnold Böcklin fin dagli anni Ottanta.
La Sirena di Sartorio ammalia un giovane e lo trascina negli abissi; l’acqua è resa con una pennellata che segue la vorticosità della corrente. Sartorio propone l’immagine di una figura femminile seduttrice e letale che è tipica della cultura simbolista, rappresentandola con caratteristiche della pittura preraffaellita, come dimostra il contrasto tra il colore rosso intenso dei capelli e il verde dell’acqua. I due nudi mostrano una carnalità palpabile che dona al dipinto quella sensualità lasciva e decadente tipica dell’epoca. Il formato rettangolare stringe sulle figure – che entrano in diagonale – senza aprire la veduta ad alcun orizzonte mentre il punto di vista, fortemente scorciato dall’alto, enfatizza il senso di pericolo e al contempo crea quella componente onirica che non sfugge a Luigi Pirandello quando, nel 1895, scrive «e vi par di sognare guardandolo».

La Vita Umana

Proprio questa matrice onirica, abbinata a un’enfasi teatrale, rende la pittura di Sartorio estremamente apprezzata anche all’inizio del nuovo secolo, quando ottiene incarichi pubblici di grande visibilità come il ciclo de La Vita Umana per il Salone centrale della Biennale di Venezia del 1907. Il grande fregio monocromo è composto da quattro scene – rappresentanti La Luce, Le Tenebre, L’Amore e La Morte – e dieci Cariatidi quali elementi di raccordo. È un capolavoro della pittura simbolista che, in quattordici pannelli che occupano una superficie di circa 240 metri quadrati rappresenta il poema della vita umana attraverso i miti classici. Nell’ultima tela (55) il centro della scena è tenuto dall’avanzare impetuoso di cinque cavalli che trascinano la figura della Morte. Un velo le copre il volto in un volteggio che segue il movimento concentrico degli altri personaggi posti attorno a questo circolo energetico. Sartorio presenta il trapasso non come una fine, ma come un momento di rinnovamento, concetto ribadito a lettere capitali sull’altare: MORTE TI SPEGNE E VITA SI RINNOVA.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri