Te tamari No Atua
Il “sincretismo” tipico del Gauguin maturo, ovvero la capacità di mescolare due culture profondamente
diverse, in questo caso quella cristiana e quella esotica, emerge anche in Te tamari No Atua (22), nel quale Gauguin traspone la nascita di Cristo in un contesto polinesiano. La Madonna, stesa a riposo dopo la fatica del parto, anche in questo caso presenta tratti indigeni ed è identificabile dalla presenza dell’aureola. In secondo piano una figura di colore tiene tra le braccia il piccolo Gesù, protetto da un angelo nella penombra, mentre sullo sfondo si riconoscono dei buoi accanto a una mangiatoia, elementi iconografici tipici della Natività. Talvolta la tela è stata anche interpretata come un sogno della fanciulla che immagina la scena alle sue spalle. Per quanto il dipinto possa avere anche un appiglio biografico – l’artista attendeva infatti una figlia dalla giovane compagna Pahura – il vero interesse di Gauguin è la corretta trasposizione di un soggetto aulico
e austero in un’ambientazione pressoché indigena e quotidiana. A tal proposito egli insiste sugli elementi dell’arredo e dell’abbigliamento, nonché sul gatto bianco . Dal punto di vista tecnico è un dipinto complesso, risolto con l’eleganza di una scansione cromatica scura, ravvivata dalla presenza della grande coperta gialla, che è anche l’unica fonte di luce.