Henri de Toulouse-Lautrec

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Henri de Toulouse-Lautrec

Henri de Toulouse-Lautrec (Albi 1864-Saint-André-du-Bois 1901) nasce da un’antica famiglia del Sud della Francia ma cresce a Parigi, accanto alla madre. Malinconico e allo stesso tempo vitale, capace di una pittura libera da schemi e basata su un tratto immediato, tra il 1889 e il 1894 partecipa a tutte le mostre degli indipendenti. L’attenzione di Lautrec si concentra sui soggetti più anomali: lo scrittore Paul Leclercq ricorda che «aveva lo sguardo del pittore e pensava solo nei termini della sua arte. Un essere del tutto mediocre, i cui capelli, la giacca o la testa avessero per lui qualcosa di strano, lo interessava molto più di una personalità nota». Lautrec è infatti un assiduo frequentatore di cabaret, circhi e caffè, dove spesso tra le braccia di donne accondiscendenti cerca sollievo alle proprie sofferenze, fisiche e psicologiche. In giovane età aveva contratto una malattia che gli aveva compromesso lo sviluppo dello scheletro, condannandolo a una sorta di nanismo. L’architetto Henry van de Velde ne lascia un ritratto toccante. «Solo la testa e il tronco erano sviluppati in modo normale. La testa sembrava come avvitata su delle spalle molto cadenti. Una lunga barba nera faceva l’effetto di un insolito ornamento. Braccia e gambe erano quelle di un bambino di sei anni». Il mondo di eccessi e la vita dissoluta raccontata nei suoi dipinti lo condurranno alla morte a soli 37 anni per sifilide e per abuso di assenzio.

La lezione di Degas

Quando nel 1889 Lautrec invita una giovane fanciulla a posare nel suo studio in rue Caulaincourt ha ancora negli occhi la splendida serie di nudi alla toeletta che Degas aveva presentato all’ultima Esposizione degli impressionisti (1886) (► p. 145) .

La toilette

Come nel precedente degasiano, la donna de La toilette (1) di Lautrec è in una posa antiaccademica, per non dire volgare: è vista di spalle da un punto di vista rialzato estremamente coinvolgente. Il dorso della donna, che s’impone in primo piano grazie al sapiente gioco di chiaroscuri, ha la presenza fisica della scultura. L’artista stende i colori secondo linee veloci e marcate: l’immagine prende così forma in maniera mirabile, con tratti che si intessono senza perdere la loro evidenza lineare. I colori sono tenui e utilizzati con parsimonia; in alcuni punti affiora persino il colore del cartone, che fa da sfondo esso stesso. Lautrec la immortala senza alcuna coquetterie, cioè senza alcun orpello o vezzo femminile, lasciando emergere la sua estrema umanità. La toilette è stato pubblicato con titoli e datazioni differenti; ora è finalmente datato con certezza al 1889 ed è dunque l’opera che Lautrec presenta all’esposizione del 1890 col titolo di Rousse, in riferimento alla tinta dei capelli della protagonista.

Sfavillii e miserie di Montmartre

Il 6 ottobre del 1889 apre il Moulin Rouge, l’attrazione mondana più famosa e moderna del quartiere di Montmartre e Lautrec ne è il più celebre cronista.

La clownessa Cha-U-Kao

Si esibisce qui la celebre clownessa Cha-U-Kao, che egli immortala nel 1895, mentre si prepara allo spettacolo nel camerino e quando fa il suo ingresso nel locale. Il curioso nome d’arte della protagonista deriva dalla trascrizione fonetica del francese chahut (un ballo acrobatico simile al can can) e chaos, riferito alla confusione che si scatenava nel locale non appena l’artista entrava in scena. Lautrec ritrae la donna di spalle, in tutta la sua corpulenza, mentre sta applicando al bustino un ampio collo di stoffa gialla (2). L’artista è affascinato dalla voluminosità dell’arricciatura che, attraverso il colore e il movimento sinuoso, riempie la scena. Il punto di vista scorciato permette di violare lo spazio intimo della donna, che non distoglie lo sguardo dalla propria attività. Rispetto alle prove del 1889, ora la figura femminile ha perso ogni rapporto d’equilibrio con l’ambiente che la circonda, ma lo occupa interamente senza che sia possibile comprendere come e dove sia seduta. Plausibilmente in un arco temporale assai ristretto Lautrec immortala la stessa artista mentre entra al Moulin Rouge (3). Col drappeggio già fissato al collo, dello stesso giallo del nastro che tiene l’acconciatura e con i pantaloni alla cavallerizza – proprio perché talvolta alcuni numeri erano acrobazie vere e proprie – Cha-U-Kao si fa largo nel locale. Tiene le mani in tasca con atteggiamento anticonformista e volge lo sguardo al di fuori dell’inquadratura, creando un chiasmo con la donna dall’aria mesta che sta attraversando la sala in direzione opposta. L’isolamento che avvolge entrambe le creature, pur nella loro profonda differenza, le assume a metafora di una solitudine universale che talvolta si può avvertire anche in mezzo alla folla. Raffinato colorista e abile disegnatore, Lautrec rende le volumetrie senza l’utilizzo di ombreggiature ma attraverso decisi segni di toni più scuri.

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La cartellonistica

Nel 1891 il Moulin Rouge commissiona a Lautrec una serie di affiches (manifesti): tale attività gli assicura grande notorietà e gli permette di avere un’indipendenza economica.

Moulin Rouge: La Goulue

Realizza trentuno manifesti, tra cui il celeberrimo La Goulue (L’ingorda) (4), dal nomignolo d’arte di Louise Weber (1866-1929), la ballerina che inventò il can can e che era solita esibirsi nel locale. Lo stile fresco, vagamente caricaturale, lo studio degli avventori tratteggiati a silhouettes, i colori vivaci e la stesura piatta modificano la grafica della cartellonistica parigina ed elevano il genere del manifesto pubblicitario a una vera forma d’arte. La cartellonistica aveva goduto di ampia diffusione grazie all’affinarsi delle tecniche litografiche – ovvero un metodo di stampa con matrice piana – che permettevano di riprodurre in serie immagini a più colori.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri