Caravaggio
3. IL SEICENTO >> L’arte del primo Seicento
Caravaggio
Gli esordi a Roma
Caravaggio compie la sua educazione a Milano, dove è allievo del valente pittore Simone Peterzano (Bergamo 1540-Milano 1596), studioso a sua volta della scuola di Tiziano (l’ambiente milanese era rimasto infatti per molto tempo sotto l’influenza culturale veneta). Verso la fine del secolo si reca a Roma: i motivi di questo suo trasferimento non sono mai stati ben chiariti e c’è chi ha ipotizzato che il pittore abbia lasciato l’Italia del Nord per sfuggire a una condanna a seguito di un evento cruento; va comunque ricordato che già da tempo molti artisti e artigiani provenienti dal territorio lombardo si recavano a Roma per lavorare. Il giovane Caravaggio, su influenza fiamminga, introduce a Roma, fra le altre cose, la passione per la natura morta, cioè per la rappresentazione di oggetti, di fiori, di frutta come supremi abbellimenti della vita quotidiana (► p. 352).Nella sua prima fase romana Caravaggio - dopo un periodo a bottega dal Cavalier d’Arpino - si dedica a un’attività esclusivamente privata e lavora per committenti illustri, tra cui spicca il cardinale Francesco Maria del Monte, uno dei maggiori intellettuali e collezionisti del tempo.
Suonatore di liuto
Fra i primi dipinti, tutti orientati verso un edonistico culto della bellezza e della giovinezza, in bilico tra realismo di stampo lombardo e un gusto, tutto romano, più classicista, spicca il Suonatore di liuto (4), originariamente appartenente alla collezione romana del marchese Vincenzo Giustiniani. Magnifica è l’unione della natura morta e della figura: Caravaggio concepisce l’idea della caraffa di fiori e della frutta sul tavolo come illuminate da una luce che le rende realisticamente evidenti e allo stesso tempo pure geometrie . Il dipinto sarebbe un invito alle gioie della vita e dell’amore attraverso le arti e i piaceri terreni: la musica, il canto, il cibo, i profumi. Sullo spartito è chiaramente leggibile l’inizio di un madrigale amoroso: dolce è dunque il canto, così come lo sguardo del suonatore e la stessa materia pittorica, morbida e soave, in una sorta di sintesi delle arti secondo i princìpi dell’armonia.
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Ragazzo morso dal ramarro
Degli stessi anni, forse immediatamente precedente all’ingresso di Caravaggio tra i protetti del cardinale Del Monte, è il Ragazzo morso dal ramarro (5), con un giovane, dai capelli neri e dai lineamenti marcati, che contrae i muscoli perché morsicato all’improvviso dal rettile. L’opera permette di comprendere come il pittore studi i rapporti tra luce e ombra: la smorfia di spavento e dolore del fanciullo, morso dall’animale che sbuca dai fiori e dai frutti in cui era nascosto, è tradotta in vivaci passaggi chiaroscurali.
Sul tavolo è ancora una volta una natura morta trattata con grande realismo. Nello stesso tempo però gli elementi naturali rimandano a significati simbolici: le rose in procinto di appassire richiamano la caducità della vita, mentre il ramarro ricorda le insidie nascoste in ogni felicità.
Riposo durante la fuga in Egitto
Unico dipinto a soggetto religioso di questi primi anni è il Riposo durante la fuga in Egitto (6), eseguito, sempre per un committente privato, per decorare un’abitazione. La scena sacra, secondo gli esempi di Giorgione, è inserita in un mirabile paesaggio dai colori caldi e "veneti" che sfuma all’orizzonte. La Vergine è addormentata con il capo dolcemente reclinato sul Bambino; di fronte a un anziano Giuseppe che regge lo spartito musicale sta, di spalle, un angelo musicista, la cui veste leggera lascia intravedere le forme del corpo nudo. È la raffigurazione di una famiglia comune, stanca per il lungo viaggio, che si ferma un attimo a riposare. L’angelo è il vero asse compositivo della scena ed è illuminato da una luce calda e avvolgente, che si riverbera dorata sulla madre e sul bambino: pur nella bellezza della scena, il momento è intimo, familiare, quasi umile, come è sottolineato dai poveri bagagli a cui si appoggia Giuseppe.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò