Giambologna

   2.  IL CINQUECENTO >> Nuove ricerche e nuovi protagonisti

Giambologna

Giambologna nasce a Douai (1529-Firenze 1608), località nel cuore dell'Europa, oggi compresa nei confini francesi ma allora parte dei Paesi Bassi. Si forma con Jacques Dubroeucq (Mons 1505 ca.-1584 ca.), importante scultore e architetto fiammingo. Giunto in Italia alla metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, dopo un soggiorno a Roma, si ferma a Firenze, dove rimarrà fino alla morte. Sulle rive dell'Arno Giambologna entra al servizio del principe Francesco I fin dal 1561, ponendo le basi per una lunga e proficua carriera artistica all'ombra dei Medici. Nonostante si sia interessato anche all'architettura, la sua attività principale è stata quella di scultore di monumentali opere in marmo e in bronzo, cui si affianca anche una vastissima serie di sculture di piccole dimensioni. La sua fama ha superato ben presto i confini della Toscana, tanto che le opere dell'artista fiammingo sono state richieste nelle maggiori corti europee, o mandate in dono dai Medici. Il corpo nudo ha un valore espressivo determinante per l'artista: grazia e dinamismo contraddistinguono le sue opere, a segnare una sintesi del tutto nuova nell'arte tardorinascimentale. Giambologna non appartiene all'ambiente artistico fiorentino e i suoi esordi sono caratterizzati da una particolare vena inventiva e da una specifica predisposizione alla sperimentazione di formule compositive nuove e originali, che nel tempo si consolidano in un variegato repertorio di soluzioni formali innovative.

Ratto delle Sabine 

Questi caratteri informano anche il gruppo del Ratto delle Sabine (167): superando i limiti della materia, Giambologna crea un gruppo complesso di tre personaggi, animati da un moto ascensionale che materializza una linea spiraliforme (168). Il punto di partenza è la figura serpentinata michelangiolesca, superato con uno straordinario virtuosismo tecnico: Giambologna libera le figure in un gesto di estrema drammaticità e tensione, assimilato dagli studiosi all’idea di una fiamma.

Mercurio volante 

Una composizione altrettanto originale si riconosce nel Mercurio (169). È la più famosa fra le opere di Giambologna e fa parte di una serie di esemplari dello stesso soggetto realizzata negli anni dallo scultore in vari formati. Fu commissionata dal cardinale Ferdinando de’ Medici nel 1580 per abbellire il giardino della sua villa romana al Pincio, dove era posta sopra una vasca della fontana principale. L’artista è riuscito a dare alla scultura un estremo senso di leggerezza. La posizione del corpo e i gesti di Mercurio, animati da un accentuato dinamismo, sono tuttavia caratterizzati da un grande equilibrio che si osserva soprattutto nella linea curva che collega idealmente il braccio destro sollevato, il torso arcuato e la gamba destra leggermente piegata; la posizione del caduceo, il bastone del dio, corrisponde invece a una linea quasi verticale, come se l’artista volesse rendere visibile e tangibile il baricentro della scultura.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò