DOSSIER: Tempietto di San Pietro in Montorio

   dossier l'opera 

Donato Bramante

TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO

  • dal 1502
  • Roma

    Il tempo e il luogo

    I primi anni romani di Bramante sono caratterizzati da importanti incarichi per membri influenti della corte di papa Alessandro VI Borgia, come dimostra il chiostro di Santa Maria della Pace. Un salto di qualità è rappresentato dalla commissione dei reali di Spagna per la realizzazione di un sacello da costruirsi sul presunto luogo della crocifissione dell’apostolo Pietro. Sulle pendici del colle Gianicolo, a fianco della Chiesa di San Pietro in Montorio che era stata rinnovata alla fine del Quattrocento per celebrare degnamente la memoria del martirio del primo apostolo, Bramante progetta a partire dal 1502 un edificio che diviene il manifesto del nuovo classicismo: le sperimentazioni sul tema dell’edificio religioso a pianta centrale, che punteggiano la seconda metà del Quattrocento a partire dalle riflessioni di Leon Battista Alberti, raggiungono qui un’originale compiutezza: non solo la pianta, ma anche l’ornato instaurano un dialogo serrato con l’Antico, secondo una sensibilità specificatamente proto-archeologica.

    La descrizione e lo stile

    L’espressione "reliquiario in scala edilizia", coniata da uno studioso negli anni Sessanta del Novecento, ben definisce l’essenza di questo edificio. La morfologia del sacello è delineata sul modello di un tempio classico, del tipo monoptero-periptero (cioè costituito da una cella circolare, circondata da una fila di colonne), come descritto da Vitruvio nel De architectura, un testo del I secolo a.C. riscoperto nel XV secolo e edito per la prima volta a Roma nel 1486.
    Il foro della croce genera un asse verticale ideale che governa la composizione della piccola struttura: essa è costituita da un corpo cilindrico dal quale si accede a un ambiente sotterraneo che segna il luogo esatto del martirio. Il portico circolare di sedici colonne che circonda la cella si innalza su un podio a gradoni che esalta il carattere sacro della struttura, destinata più a essere contemplata che a essere utilizzata per le celebrazioni e le funzioni sacre.
    Le colonne sostengono una trabeazione su cui si imposta un’elegante balaustra: questa delimita una terrazza che si sviluppa intorno all’alto tamburo della cupola emisferica, a sua volta coronata da una lanterna.
    Il corpo cilindrico principale è caratterizzato dalla presenza di paraste che sono la proiezione delle colonne del portico, a creare una scansione geometrica radiale che individua gli spazi dove si collocano porte, finestre e nicchie.

    Dossier Arte - volume 2
    Dossier Arte - volume 2
    Dal Quattrocento al Rococò