La pittura: gli stili pompeiani

10 Roma Imperiale La pittura: gli stili pompeiani 20. Casa di Sallustio, pitture di I stile, II secolo a.C., affresco. Pompei (Napoli). 21. Casa dei Grifi, pitture di II stile, 100 a.C. ca., affresco. Roma, Palatino. 22. Villa dei Misteri, pitture di II stile, metà del I secolo a.C., affresco. Pompei (Napoli). Le dimore imperiali come si è visto a proposito della Domus Aurea di Nerone erano ornate da pitture e affreschi. Ma l usanza di dipingere le pareti di case ed edifici era in realtà molto diffusa, fin dall età repubblicana. Modi e stili variano in base all epoca di esecuzione, all abilità del pittore e alle possibilità e alle intenzioni del committente. Oggi possiamo contare su esempi di pitture provenienti da tutto il mondo romano, spesso ricostruiti a partire da migliaia di frammenti. Le prime conoscenze risalgono al Settecento, quando, con i rinvenimenti di Pompei e dell area vesuviana, furono portati alla luce cicli pittorici splendidamente conservati, in base ai quali vennero operate le prime classificazioni. Si deve invece al tedesco August Mau la distinzione dei reperti in quattro stili , basata anche sul testo di Vitruvio. Elaborata alla fine dell Ottocento, è ancora ritenuta valida, e da allora, per convenzione, si continua a usare l espressione stili pompeiani , sebbene in realtà ci si riferisca a tendenze stilistiche presenti in tutto il mondo romano. Anzi, i pittori che lavoravano a Pompei si limitavano spesso a recepire modi e innovazioni impiegati nelle grandi città, tra cui principalmente Roma. I stile (200 a.C.-100 a.C. circa) Le ricche case repubblicane erano dipinte esattamente come i loro modelli greci, con pareti suddivise in tre fasce orizzontali contraddistinte da diverse decorazioni: in basso c era uno zoccolo, spesso di colore giallo; poi una zona mediana che imitava i marmi delle 242 regge ellenistiche; quindi una fascia superiore, in genere decorata con cornici di stucco. questo il I stile pompeiano, detto anche stile strutturale o a incrostazioni, in uso dalla fine del III secolo fino agli inizi del I secolo a.C. In questo stile furono decorate la grande Casa del Fauno, ampliata tra II e III secolo, la Casa di Sallustio (20), tra le più antiche di Pompei, e la Casa sannitica di Ercolano. II stile (100 a.C.-30 a.C. circa) Dall evoluzione del I stile nasce il II stile pompeiano. Non vengono più dipinti solo finti marmi su pareti piatte, ma anche finte colonne che muovono le pareti, dando l illusione di architetture prospettiche. I muri assumono l aspetto di grandi scene teatrali, mosse da edicole e colonne, e con pareti che sembrano aprirsi all esterno. Uno degli esempi più antichi è quello della Casa dei Grifi (21), sul Palatino, a Roma, datata attorno al 100 a.C., che conserva ancora finte lastre marmoree. Si afferma inoltre la moda di rappresentare grandi composizioni figurate su intere pareti, fingendo di lasciar vedere scene che si svolgono in ambienti adiacenti. Tra gli esempi più celebri vi è una delle stanze della Villa dei Misteri (22) a Pompei, che proprio da questa pittura prende il nome: la scena rappresenterebbe il rituale di iniziazione di una giovane sposa ai misteri dionisiaci, alla presenza di Dioniso e del suo seguito. La donna è raffigurata al centro della parete principale, seduta di spalle mentre si sta preparando alla toeletta, aiutata dalle inservienti. La scena è perfettamente inserita in finte architetture che danno il senso della prospettiva.

Dossier Arte - volume 1 
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Dalla Preistoria al Gotico